domenica 30 giugno 2013

"Venite in Germania" . Rösler corteggia i giovani italiani

L'incapacità manifesta degli ultimi governi italiani nel dare risposte alla disoccupazione giovanile e alla formazione, sembra ci stiano portando alle soglie di una teutonica e fantozziana umiliazione di massa. La prova? Le dichiarazioni del ministro dell'Economia tedesco Philipp Rösler che proprio la settimana scorsa ha lanciato un appello ai giovani degli stati del Sud Europa in crisi per invitarli a fare corsi di formazione professionale in Germania. É il quotidiano "Welt am Sonntag" a riportare testualmente il "Venite in Germania", del superministro in un'intervista rilasciata al giornale. Nell'economia tedesca, infatti, risultano essere disponibili decine di migliaia di posti di formazione. Per i diplomati non è certo una decisione facile andare almeno tre anni in un paese straniero. "Ma la porta è aperta per i giovani meridionali, che sono i benvenuti" ha riferito il ministro. Ed ha continuato: "Dobbiamo far capire che hanno la prospettiva di rimanere come professionisti -. Beh, con doppia cittadinanza".É, quindi, questa la risposta quasi ufficiale della ricca Germania alla piaga della disoccupazione giovanile che come hanno reso noto tutte le statistiche, in alcuni paesi dell'Unione Europea ha raggiunto percentuali estremamente elevate, come in Italia dove ogni mese supera un nuovo record negativo. Mercoledì prossimo i ministri del lavoro dell'Unione europea discuteranno ulteriori misure contro la disoccupazione giovanile a Berlino. I capi di Stato e di governo dell'UE al vertice di Bruxelles avevano già stanziato 60 miliardi di euro per gli anni 2014 e 2015 per fermare il fenomeno. Lo stesso Rösler ha sottolineato come queste prime misure europee costituiscano un contributo significativo alla lotta contro la disoccupazione dei giovani, ma ha anche evidenziato che "Più importanti dei programmi di lavoro, tuttavia, sono le riforme strutturali nei loro rispettivi paesi".Riforme che per Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, tardano ad arrivare nonostante l'ultimo provvedimento del governo "Letta" che da autorevoli lavoristi ed economisti é stato già soprannominato "la favola dei 200 mila posti di lavoro" per la carenza di effettive ed adeguate coperture e la temporaneità delle misure assunte, che ne determina la loro certa inefficacia nel lungo periodo tale da non incidere, se non marginalmente, nella lotta a quella piaga che é sotto gli occhi di tutte e che solo interventi strutturali potrà cercare di fermare. Fumo negli occhi, insomma, che non arresterà la fuga, già avviata, di giovani verso le economie più solide, tra cui quella tedesca che dopo l'annuncio del ministro titolare del dicastero più importante nel settore si prepara ad attendere un esodo che rischia di essere di massa, se il nostro Paese non invertirà la rotta.

Tutela dei prodotti tipici italiani. Croazia in UE, ma si avvicina la guerra tra prosecco e proshek

Tutela dei prodotti tipici italiani. Croazia in UE, ma si avvicina la guerra tra prosecco e proshek. Si sfiorerà l’”incidente diplomatico” o l’Ue e l’Italia sapranno tutelare il mercato e i consumatori? Oggi si completa la procedura di avvicinamento della Croazia in Europa con il suo ingresso a pieno titolo nell’Unione. Ma con il prossimo primo luglio si potrebbe aprire anche una disputa commerciale, nei fatti già preannunciata, tra i produttori di vino croati e italiani sulla commercializzazione e la vendita di due tipi di vini completamente diversi. Si tratta del prosecco italiano, prodotto della vite famoso in tutto il mondo e il meno noto proshek croato, dal nome evidentemente così simile da poter ingenerare confusione per i consumatori. Vi è da dire che anche il proshek croato è un vino della tradizione, soprattutto dalmata, dal sapore dolce e morbido, che tradizionalmente si serve dopo il pasto, prodotto con il metodo dell'appassimento dell'uva prima della vinificazione. Il prosecco italiano prodotto in Veneto e in Friuli-Venezia Giulia è invece un vino bianco a Denominazione di Origine Controllata, che gode già di un’ampia protezione dell’Ue attraverso le tutele approntate per tutti questi tipi di beni. Ovviamente i viticoltori italiani hanno paventato la soluzione più drastica ossia la rinuncia al denominazione del vino croato, mentre l'Associazione di quelli croati ha annunciato che intende avviare le procedure europee per ottenere analoga protezione per il proprio vino a livello europeo, ovviamente con la sua denominazione originaria. L’Associazione dei viticoltori croati ha rivendicato, infatti, la circostanza che il proshek si produce in Dalmazia da secoli, (recentemente ne è stata individuata una bottiglia risalente alla fine dell'800), e ha comunicato ufficialmente che d’intesa con il ministero dell'Agricoltura di Zagabria, ha già preparato la documentazione necessaria per evitare che venga avviata una procedura europea per proibire di venderlo sotto il suo nome tradizionale. Tale procedura formale potrà ovviamente essere avviata solo a partire da oggi, ossia dopo l'ingresso della Croazia nella UE, nonostante i contatti già avviati dal ministro Tihomir Jakovina con le istituzioni competenti di Bruxelles, sulla scorta del fatto che si tratta di “si tratta di due vini diversi, dal nome simile, ma non identico". Per l’associazione “Sportello dei Diritti”, da sempre impegnata anche nella tutela dei prodotti tipici italiani da ogni tipo di abuso, spiega il fondatore Giovanni D'Agata, si tratta di un vero e proprio caso che potrebbe sfiorare l’”incidente diplomatico”, se l’Italia e l’Europa non s’impegneranno ad adottare tutte le misure necessarie contemperando le esigenze di salvaguardia di entrambi i prodotti con quelle di evitare di creare confusione tra i consumatori e nel mercato interno e internazionale.

Mobbing? Risarcito per il danno biologico, morale ed esistenziale il lavoratore privato ingiustamente di tutte le sue mansioni

Mobbing? Risarcito per il danno biologico, morale ed esistenziale il lavoratore privato ingiustamente di tutte le sue mansioni. Non esiste duplicazione di danni. La lesione riguarda la sua immagine professionale, la salute psicofisica e la sofferenza interiore Ha diritto ad essere risarcito sia del danno biologico, che di quello morale ed esistenziale il lavoratore privato ingiustamente di tutte le sue mansioni. Lo ha stabilito la sezione lavoro della Corte di Cassazione con la sentenza 16413 depositata lo scorso 28 giugno che ha anche precisato che nella fattispecie non sussiste alcuna duplicazione del ristoro in quanto il pregiudizio riguarda diversi aspetti ed in particolare: l’immagine professionale, la salute psicofisica e la sofferenza interiore. I giudici della Suprema Corte, nel caso in questione hanno respinto il ricorso di un’azienda che aveva alle sue dipendenze un lavoratore che, trasferito presso un’altra sede, era stato privato di ogni incarico lavorativo e completamente isolato, tanto da ammalarsi di depressione. La società aveva impugnato la decisione della Corte d’Appello di Lecce che aveva a sua volta confermato la precedente sentenza del tribunale di Taranto che aveva riconosciuto la sussistenza sia del danno biologico nella misura del 35% (oltre 80mila euro) che di quello morale nonché di quello esistenziale (quantificati in più di 15mila euro). Il datore di lavoro aveva proposto ricorso davanti ai giudici di legittimità ribadendo che la corte di merito non aveva attribuito rilevanza alla circostanza che lo stato di parziale inattività non era addebitabile a una scelta volontaria della società, ma era piuttosto l'effetto di ragioni tecnico produttive obiettive, fatte nell'ambito di una manovra tesa a consentire la salvaguardia di alcuni profili professionali ed il risultato di una consensuale valutazione per mantenere la posizione lavorativa del lavoratore a Taranto. Ma i giudici del Palazzaccio non hanno ritenuto fondate le doglianze dell’azienda ed hanno ribadito le necessità di integrale tutela del lavoratore. Ricordano gli Ermellini che, in tema di liquidazione del danno non patrimoniale, al fine di stabilire se il risarcimento sia stato duplicato o sia stato erroneamente sottostimato, “rileva non il nome assegnato dal giudicante al pregiudizio lamentato dall'attore (biologico, morale, esistenziale) ma unicamente il concreto pregiudizio preso in esame dal giudice”. Si ha, quindi, duplicazione di risarcimento solo quando il medesimo pregiudizio sia stato liquidato due volte, sebbene con l'uso di nomi diversi. In altri termini, non si riscontra alcuna duplicazione laddove le voci risarcitorie hanno distintamente riguardato il danno biologico (inteso come mera lesione della integrità psicofisica), il danno morale (inteso come sofferenza interiore temporanea causata dalla commissione di un fatto illecito), il danno esistenziale (inteso come umiliazione delle capacità ed attitudini lavorative con pregiudizio all'immagine del dipendente sul luogo di lavoro). Per Giovanni D'Agata, presidente e fondatore dell’associazione “Sportello dei Diritti”, che da anni si batte per la tutela dei lavoratori dai soprusi datoriali, si tratta di un’importante decisione che offre un significativo contributo di riflessione a tutti quei dipendenti che si sentono umiliati nelle loro legittime aspirazioni e diritti, con particolare riferimento a quello di svolgere le mansioni a cui dovrebbero essere assegnati in ragione delle loro capacità e del contratto di lavoro sottoscritto.

Cellulite causata dagli Ages

Cellulite causata dagli Ages, sostanze tossiche contenute in alcuni alimenti industriali. L'inquinamento da Ages contenuti nei cibi è un fenomeno sottovalutato. Con la stagione estiva in arrivo e la prova costume ormai alle porte, il pensiero di tutte le donne corre veloce, inesorabile, all'incubo numero uno la cellulite. L’adipe è sicuramente l’inestetismo più odiato dalle donne di tutto il mondo. Stando a quanto è emerso in occasione del 34esimo congresso nazionale della Società Italiana di medicina estetica, un ruolo importante nella sua formazione sarebbe da attribuire anche i cosiddetti Ages, acronimo di Advanced Glycation End Products, particolari tossine prodotte con la cottura degli alimenti e che, agendo sulle cellule della pelle e sul collagene, provocano danni ai tessuti connettivi. I cibi maggiormente responsabili sono pasta, crosta del pane bianco, carne cotta arrosto e latte Uht o fresco bollito. E ancora i dolci cotti al forno, le bevande light e i dolcificanti. Si tratta di composti molecolari aggressivi che agiscono sui recettori delle membrane cellulari dei fibroblasti, le cellule della pelle, sul collagene e sugli adipociti alterando il tessuto connettivo, il sistema venoso, arterioso e linfatico. Sono i prodotti finali dei processi di glicazione, dovuti all'unione del glucosio con il collagene che rendono i tessuti rigidi e fragili. Sebbene non sia possibile eliminare completamente l’introito di Ages, è possibile ridurlo limitando il consumo di bevande zuccherate e cibi industriali e privilegiando alimenti crudi o cotti al vapore. Per Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti” è sottovalutato l'inquinamento da Ages contenuti nei cibi che si mangiano ogni giorno. Questi alimenti sono frutto della manipolazione e dellla tecnologia di produzione industriale.

Provvedimento shock del governo britannico. Presto tre genitori di un bambino?

Provvedimento shock del governo britannico. Presto tre genitori di un bambino? Approvato un processo che consente di procreare un bambino dal DNA di tre genitori Arriva una notizia shock dal Regno Unito che va dritta dritta al cuore del rapporto tra scienza, libertà, bioetica e eugenetica. La Gran Bretagna, si legge dalla stampa, potrebbe diventare il primo paese a legalizzare la fecondazione assistita nella quale il DNA di tre "genitori" è utilizzato per creare un embrione sano. Il governo, ha in effetti approvato venerdì scorso la procedura. Questo processo innovativo è destinato a prevenire la possibilità di trasmissione dalle madri ai loro bambini ,gravi malattie genetiche, come ad esempio alcune miopatie, sostituendo il loro DNA mitocondriale difettoso con DNA sano da un "terzo genitore". Il dibattito per legalizzare questa procedura dovrebbe aver luogo l'anno prossimo in Parlamento. Sally Davies, Senior Advisor del Governo per i problemi di salute pubblica ha detto esplicitamente che l’esecutivo è pronto "a cercare di iniziare il trattamento il più presto possibile per salvare vite umane". Ed ha aggiunto che ora il governo inizierà a scrivere un testo di legge da presentare al Parlamento. Questo progetto di legge servirà a completare la legge inglese sulla fecondazione umana e l'embriologia del 2008. Le mutazioni nel DNA mitocondriale sono abbastanza comuni. Circa un bambino su 200 nel Regno Unito è portatore di una mutazione mitocondriale che può provocare, passando da madre a figlio, problemi neurologici o muscolari e del cuore, così come la sordità o il diabete. E in un caso su 6500 ha gravi difficoltà e potrebbe soffrire di malattie pericolose per la vita per le quali non esiste una cura. Ovviamente l'annuncio del governo del Regno Unito ha suscitato reazioni controverse. Da una parte i sostenitori della libertà di cure e gli specialisti del settore come il professor Doug Turnbull, direttore del Wellcome Trust Centre for Research mitocondriale presso l'Università di Newcastle (nord-est dell'Inghilterra ) che ha sviluppato due varianti di riproduzione assistita che coinvolgono tre "genitori". Per questi si apre la possibilità di aiutare le famiglie con malattie mitocondriali. Con i geni provenienti da un terzo donatore, si potrà dare la possibilità di avere figli che non hanno malattie mitocondriali. Dall’altra coloro che ritengono rischiose le manipolazioni degli embrioni sia dal punto di vista scientifico che da quello più strettamente etico. Tra questi David King , direttore dell'organizzazione laica Human Genetics Alert, specializzato in questioni genetiche, secondo cui l’autorizzazione di questa procedura va ben oltre le certezze scientifiche che si hanno attualmente e causa problemi etici importanti anche perché i governi di tutto il mondo avrebbero da tempo stabilito di non superare il “traguardo critico” di non modificare geneticamente gli esseri umani ", aggiungendo che questa nuova tecnica aprirebbe la strada a "un mercato eugenetico di bambini su misura ". Le malattie del DNA mitocondriale di vario grado, influenzano le strutture interne nelle cellule che producono, immagazzinano e distribuiscono l'energia per le cellule. Il cosiddetto "terzo genitore" consiste nel rimuovere il DNA mitocondriale dalla madre e sostituirlo con un terzo "genitore" per creare un embrione sano. Tale procedura è legale in Gran Bretagna per la ricerca di laboratorio, ma gli embrioni attualmente non possono essere utilizzato. Vi è da precisare, come hanno sottolineato i difensori di questa tecnica, che il bambino nato da questa tecnica sarebbe portatore del patrimonio genetico dei suoi genitori, con l'eccezione del DNA mitocondriale dalla madre, sostituito dal donatore, poiché solo la madre trasmette i rischi di malattie di origine mitocondriale. Il bambino sarebbe in sostanza il “frutto” di entrambi i genitori, poiché le caratteristiche umane sono codificate nel DNA del nucleo della cellula, non nel DNA mitocondriale. Quest'ultimo costituisce meno dell'1% del totale diel DNA in una cellula umana. È ovvio che l’eventuale definitiva approvazione di un provvedimento di tale portata, al di là delle inevitabili ripercussioni bioetiche, dev’essere letto anche in chiave europea, poiché in alcuni Paesi dell’Unione vigono ancora restrizioni troppo ampie in materia di fecondazione artificiale, tanto da portare ad un crescente ampliamento del fenomeno del cosiddetto “turismo riproduttivo”, per cui un numero sempre più elevato di cittadini di questi stati si recano in altri nei quali la legislazione consente terapie ed interventi di fecondazione assistita loro preclusi nei paesi d'origine. Il caso italiano dopo l'approvazione della famigerata legge 40 nel 2004 è forse il più emblematico, tant’è che sono sempre più gli italiani che sono costretti ad “emigrare” in stati come la Spagna nella speranza di veder coronato il sogno di avere un figlio. Ora la Gran Bretagna potrebbe diventare una meta altrettanto ambita, spiega Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, se l’Italia non deciderà una volta per tutte di modificare quest’assurda, retrograda e bigotta legge che recentemente è stata bocciata anche dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, per le abnormità contenute nella stessa.

Internet: rivoluzione tecnologica all'orizzonte? Il fenomeno del vortice ottico

Internet: rivoluzione tecnologica all'orizzonte? Il fenomeno del vortice ottico Una tecnologia in fibra ottica, che aumenta in modo significativo la capacità di trasmissione di Internet con l'invio dei dati tramite raggi di luce è stato sviluppata dagli ingegneri statunitensi. Secondo il professor Siddharth Ramachandran e i suoi colleghi della Boston University, questa innovazione aumenta notevolmente l'ampiezza delle bande di trasmissione. Si potrebbe quindi alleviare la congestione e aumentare il flusso video. La tecnologia avanzata utilizza raggi laser a forma di vortice in cui la luce si muove come un tornado, piuttosto che direttamente. Il fenomeno del vortice ottico è stato studiato per diversi anni nel campo della biologia molecolare, fisica atomica e ottica quantistica, ma fino a poco tempo fa era considerato instabile nelle fibre ottiche. Per decenni gli scienziati hanno creduto che i fasci luminosi trasportati dal vortice ottico in fibre erano intrinsecamente instabili. Nei loro esperimenti, i cui risultati sono riportati sulla rivista Science, i ricercatori sono stati in grado di trasmettere 1,6 terabit di dati in dieci lunghezze d'onda in un cavo di 1,1 km, equivalente alla trasmissione di otto dischi Blu-ray per secondo. Secondo l'ingegnere elettrico Keren Bergman della Columbia University, questa svolta è equivalente nel campo delle telecomunicazioni agli anni '90, quando gli scienziati hanno dimostrato che era possibile trasmettere più flussi di informazioni nello stesso cavo in fibra ottica utilizzando diverse lunghezze d'onda. Dal momento che questi cavi ora portano 10.000 volte di più dati rispetto a 30 anni fa. La società danese ha fibra ottica OFS Fitel e ricercatori dell'Università di Tel Aviv, Israele, hanno contribuito a questo lavoro finanziato dalla DARPA, l'agenzia di ricerca del Pentagono. Per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, una scoperta importante poiché siamo entrati in una nuova era, in cui tutto gira intorno alla rete web a cui tutti si stanno adattando. Con questa nuova tecnologia che aumenta la trasmissione di Internet, non si può che trarre benefici e anche i conservatori più scettici devono al fine di rimanere al passo coi tempi. Infatti Internet, se usato con responsabilità, può apportare anche grossi vantaggi: negli ultimi anni sono stati introdotti servizi molto utili per i consumatori, come il pagamento on-line delle bollette, tasse scolastiche, perfino la possibilità di effettuare telefonate con tariffe molto vantaggiose o inviare sms.

sabato 29 giugno 2013

Francia, Italia, Germania e Svizzera, nonostante la crisi per gli ultra ricchi vedono crescere le loro fortune

Francia, Italia, Germania e Svizzera, nonostante la crisi per gli ultra ricchi vedono crescere le loro fortune. Lo riporta la rivista specializzata Wealth-X Nonostante le difficili condizioni economiche globali, i super ricchi di Francia, Italia, Germania e Svizzera sono sempre più ricchi e vedono crescere le dimensioni dei patrimoni. Lo riporta una relazione della Wealth-X, azienda con sedi in tutto il mondo che si occupa di pianificazione e gestione di capitali e della ricchezza. La relazione evidenzia anche che i paesi in questione costituiscono la residenza di più di 29.000 ultramilionari con un patrimonio complessivo di circa 3,9 trilioni di dollari, pari ad un PIL superiore a molte economie, ad eccezione di Stati Uniti, Cina e Giappone. Non deve sorprendere, spiega Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che nonostante la crisi vi siano soggetti che probabilmente proprio dalle difficoltà altrui traggano linfa per maggiori guadagni e per aumentare i propri patrimoni. È un fatto ciclico, che ciò si verifichi, ma quello che sorprende di più è che gli Stati centrali, ed in primis l’Italia, anziché puntare a una redistribuzione della ricchezza, continuino a colpire i soliti noti con manovre e misure lacrime e sangue come quelle che ha patito il Nostro Paese negli ultimi anni. Non ci sembra, rileva Giovanni D’Agata, che questo governo abbia invertito la rotta con misure di maggiore equità ed anzi oggi con lo studio di Wealth-X giunge la conferma che il precedente governo Monti, con le sue decisioni abbia in qualche modo favorito i paperoni nostrani a danno dei semplici cittadini.

Risparmio energetico: arriva la scure (giusta) ministeriale

Risparmio energetico: arriva la scure (giusta) ministeriale. A partire dal 12 luglio entra in vigore la nuova normativa sulla climatizzazione degli ambienti. Mai più sotto i 24 gradi d’estate e sopra i 22 d’inverno. In Gazzetta Ufficiale i regolamenti con le scadenze dei controlli sugli impianti e i requisiti per la certificazione energetica degli edifici Né troppo caldo d’inverno, né troppo fresco d’estate. Arriva la scure ministeriale per il risparmio energetico che di fatto per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, si pone come normativa taglia gli abusi cui siamo abituati noi italiani in tema di riscaldamento e climatizzazione degli ambienti. Sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale 149/13, infatti, due regolamenti (Dpr 74/2013 e 75/2013) in materia che entreranno quindi, in vigore il 12 luglio: il primo stabilisce le nuove regole per gli impianti di climatizzazione, il secondo disciplina i requisiti per gli esperti che sono chiamati alla certificazione energetica degli edifici. La nuova disciplina riguarda gli impianti di riscaldamento, condizionatori d’aria e scaldabagni e regola l’esercizio, la conduzione, i controlli, la manutenzione e l’ispezione. Per quanto riguarda la climatizzazione invernale, la media ponderata delle temperature dell’aria, misurate nei singoli ambienti riscaldati di ciascuna unità immobiliare, non deve superare: 18°C + 2°C di tolleranza per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili; 20°C + 2°C di tolleranza per tutti gli altri edifici (insomma 22 gradi). Durante il funzionamento dell’impianto di climatizzazione estiva, la media ponderata delle temperature dell’aria, misurate nei singoli ambienti raffrescati di ciascuna unità immobiliare, non deve essere minore di 26°C - 2°C di tolleranza per tutti gli edifici (ossia 24 gradi). Il mantenimento della temperatura dell’aria negli ambienti entro i limiti fissati dal provvedimento è ottenuto con accorgimenti che non comportano spreco di energia. Lo stesso Dpr, al contrario stabilisce poteri di deroga per i Comuni: di fronte a comprovate esigenze i sindaci con una propria ordinanza, possono ampliare o ridurre i periodi annuali di esercizio e la durata giornaliera di attivazione degli impianti termici. E stabilire riduzioni di temperatura ambiente massima consentita sia nei centri abitati sia nei singoli immobili. I controlli sulle prestazioni degli edifici sono affidati ai tecnici e alla società che hanno i titoli indicati dal Dpr 75/2013.

venerdì 28 giugno 2013

Contrabbando: una fabbrica clandestina di sigarette destinate al mercato italiano smantellata in Belgio

Contrabbando: una fabbrica clandestina di sigarette destinate al mercato italiano smantellata in Belgio. Causa la crisi ritorna il contrabbando di bionde Più di 25 tonnellate di tabacco, enormi quantità di filtri e cartine di sigaretta sono stati scoperti giovedì mattina presso una fabbrica clandestina di produzione di sigarette contraffatte. Due individui di origine polacca sono stati arrestati. E’ la prima volta che viene effettuata una scoperta del genere in Belgio. Diversi mesi di indagini da parte della polizia federale e i servizi doganali e accise hanno portato allo smantellamento, giovedì mattina, di una fabbrica clandestina di sigarette contraffatte impiantata in una parte della vecchia infrastruttura della società "Brassico" nella zona di Ghlin Baudour. La ricerca condotta giovedì mattina a Ghlin dalla polizia federale e locale, nonché dagli ispettori doganali, ha permesso di scoprire una vera fabbrica di sigarette su scala molto grande, abilmente nascosta nel seminterrato dell'edificio. Gli investigatori hanno messo la mano sul 25,2 tonnellate di tabacco sfuso per la produzione di 50.400.000 sigarette. Gli imballaggi vuoti di un quantitativo di 16 tonnellate di sigarette già passate sono state scoperte anche insieme a 414.720 pronto per la commercializzazione di sigarette. Contraffatto il marchio inglese "Regal King Size", e i prodotti destinati a finire sul mercato italiano. Tutti i dazi e le tasse evase sono stimati a più di 22 milioni di euro. L'indagine, che ha assunto una dimensione internazionale, continua. Per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, è la prova che con la crisi la criminalità si organizza per uno dei business più classici, il contrabbando. Ci auguriamo che lo Stato sappia reagire come sul finire degli anni 90, anche perché i cittadini con la situazione economica imperante, sono portati ad acquistare questi prodotti derivati del tabacco già di per se nocivi ma che prodotti clandestinamente sono ancora più pericolosi per la salute.

giovedì 27 giugno 2013

Multa con il tutor: la società appaltatrice non può guadagnare a percentuale sulle multe

La ditta che fornisce il tutor al Comune non può guadagnare a percentuale sulle multe (circolare Maroni): verbale annullato Il canone fisso per il noleggio dello strumento di rilevamento è stabilito dalla legge, altrimenti l’appalto è da considerarsi «aleatorio» La società appaltatrice privata che noleggia il tutor al Comune non può guadagnare anche una maggiorazione in proporzione ai verbali elevati per le infrazioni stradali, ossia in percentuale, ma deve incassare solo un canone fisso per la fornitura dell’apparecchiatura: la conseguenza in caso di violazione di questa disciplina è che le multe per eccesso di velocità elevate con questo sistema devono essere annullate. È da ritenersi, quindi, illegittimo il verbale se le rilevazioni avvengono in questo modo. In tal senso, la circolare “Maroni” del ministero dell’Interno del 14 agosto 2009, ha interpretato il disposto dell’articolo 61, della legge 120/10, in base al quale corrispondere al fornitore dello strumento di rilevamento un compenso parametrato al numero e al tipo di violazioni accertate, trasforma senz’altro il contratto amministrazione-privato in un negozio «aleatorio». Non lo diciamo noi dello “Sportello dei Diritti”, spiega il fondatore Giovanni D'Agata, che lo ripetiamo da anni, ma ben due sentenze del giudice di pace di Pavia, la 832/13 e la 807/13, emesse dai giudici Giuseppe Casale e Tiziana Belviso. Nei casi in questione, in particolare sono state accolte le opposizioni alle sanzioni amministrative degli automobilisti sanzionati e annullati i verbali della polizia locale. Il contratto sottoscritto con la ditta noleggiatrice del tutor parla chiaro: le clausole contenute, infatti, stabiliscono che più incassa l’amministrazione con gli accertamenti delle infrazioni rilevate dalla strumentazione elettronica, più elevata diventa la rimuneratività per la società appaltatrice. Ma ciò, come rilevato dai giudici onorari, non è legittimo poiché la legge indicata peraltro come sottolineato dalla circolare interpretativa del Ministero, impone la «locazione finanziaria o di noleggio a canone fisso». Peraltro, lo stesso prefetto di Pavia, aveva contestato che si trattasse, nella fattispecie, di tutor “a percentuale”. Ma il giudice di merito non ha avuto dubbio decretando che il surplus commisurato al numero di infrazioni segnalate è stabilito contrattualmente e ciò è sufficiente ad annullare i verbali nell’accogliere i ricorsi, proprio perché è la normativa ha stabilire un costo identico per ogni operazione. Peraltro, il giudice che ha emesso la sentenza 807/13 bacchetta ulteriormente la P.A. definendo «abnorme» la scelta dell’amministrazione locale che delega al privato una serie di operazioni che comprendono fra l’altro la predisposizione dei ruoli da inviare al concessionario della riscossione. Attività, che al contrario, rientrano nell’esercizio del «potere pubblicistico». Addirittura in un caso l’agente verbalizzante sarebbe stato un vigile urbano di un altro Comune.

mercoledì 26 giugno 2013

Privacy: si al risarcimento del danno da pratiche aggressive nel recupero crediti

Privacy: si al risarcimento del danno da pratiche aggressive nel recupero crediti. La Banca paga e viene segnalata al Garante poiché ha violato la privacy del debitore braccato dalla società di recupero crediti per conto dell’istituto bancario È quanto emerge dalla sentenza 883/12, pubblicata dal tribunale di Chieti. Si al danno dal lesione non patrimoniale per le insistenti telefonate al lavoro e dai parenti per convincere il cliente a restituire il prestito. Deve essere riconosciuto il danno non patrimoniale al debitore “braccato” dalla società incaricata dalla banca affinché saldi il suo debito relativo a un prestito ottenuto dall’istituto. Per le insistenti telefonate e i messaggi al lavoro e a casa dei parenti, scatta il ristoro per aver dovuto fornire imbarazzanti spiegazioni al datore e ai parenti su questioni molto private anche se all’atto di stipulare il contratto di finanziamento il cliente autorizza la banca al trattamento dei suoi dati personali, anche mediante la trasmissione delle informazioni all’azienda delegata al recupero crediti. . Il giudice monocratico Camillo Romandini ha accolto il ricorso del consumatore condannando la banca e la società finanziaria a versare ciascuna 10 mila euro al cliente per responsabilità solidale poiché la colpa è di tutt’e due. La finanziaria incaricata avrebbe dovuto verificare di poter utilizzare i numeri di telefono e le altre informazioni utili alla sua opera di moral suasion per spingere il debitore a saldare le sue debenze mentre alla banca spetta l’onere di vigilare sulla riservatezza anche nel recupero dei suoi crediti. Al contrario il cliente si è ritrovato tempestato di telefonate insieme all’anziana nonna e al fratello costringendolo a raccontare a tutti del prestito da restituire alla banca, anche se dal contratto di finanziamento firmato non emerge che l’interessato abbia fornito all’istituto tutti i recapiti adoperati per rintracciarlo dall’addetta al recupero crediti. La sentenza alla fine è di condanna al risarcimento della banca e la segnalazione al Garante della privacy. Per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, è un importante decisione che di fatto dà il via libera ad azioni analoghe a tutela dei consumatori.

Contratti precari. Il giudice del lavoro converte il Cocopro in rapporto a tempo indeterminato

Contratti precari. Il giudice del lavoro converte il Cocopro in rapporto a tempo indeterminato se il contratto impone standard alla prestazione giornaliera Dev’essere considerato lavoro subordinato e non autonomo se non esiste un vero progetto distinto dalla mera indicazione delle mansioni da svolgere Dovrebbe essere per definizione lavoro autonomo finalizzato ad un progetto che dovrebbe essere gestito in tutta indipendenza dal collaboratore, il cosiddetto cocopro. Ma è d’obbligo, nel Nostro Paese, usare il condizionale in materia, perché troppe volte, tali rapporti di lavoro o simili, mascherano in realtà l’esistenza di una vera e propria dipendenza a titolo subordinato. Se, infatti, nel contratto sottoscritto con l’impresa datrice di lavoro non sussiste un vero e proprio programma da portare a termine al di fuori della semplice indicazione della mansioni da svolgere, il rapporto ha in realtà natura subordinata ed è inevitabile la conversione del contratto a tempo indeterminato, laddove in particolare, il contratto pone comunque a carico del (presunto) autonomo standard minimi di “produttività” giornaliera. Lo stabilisce una significativa sentenza pubblicata il 25 giugno dalla Cassazione e che per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, vale la pena di portare all’attenzione per incentivare tutti coloro, e sono purtroppo ancora tanti, che si trovano nelle medesime condizioni ad impugnare questi contratti capestro per ottenere giustizia e vedersi riconosciuto il posto di lavoro fisso. La decisione pubblicata con il numero 15922/13 dalla sezione lavoro della Suprema Corte ha, infatti, rigettato il ricorso dell’azienda che aveva impugnato la decisione della Corte d’appello che aveva dichiarato illegittimo il licenziamento orale con la relativa e necessaria conversione del cocopro in tempo determinato e stabilendo un risarcimento danni pari a quattro mensilità e corresponsione delle retribuzioni maturate nelle more, detratto quanto già percepito nel periodo di assenza dal lavoro. I giudici di merito, avevano ritenuto dimostrato il vincolo di subordinazione del lavoratore già soltanto in base ai compiti e agli obblighi a posti carico dell’asserito collaboratore a seguito della sottoscrizione del contratto che di fatto inchioda l’impresa; nel caso di specie, infatti, al prestatore d’opera veniva imposto di vendere ogni giorno almeno settanta cartoni del prodotto e visitare almeno diciotto clienti, facendone un dipendente vero e proprio e non un semplice collaboratore. Né può ritenersi nullo il ricorso del lavoratore che punta alla conversione del rapporto a tempo indeterminato soltanto perché punta unicamente sulle circostanze che emergono dal contratto firmato con l’azienda. Ciò che emerge, in particolare, è che il datore si fa autogol con il contratto che ha sottoscritto, laddove il giudice del merito fornisce una adeguata motivazione secondo cui l’attività pattuita non è inquadrabile nello schema legislativo del lavoro a progetto, di cui all’articolo 61 del decreto legislativo 276/03, dove il programma da svolgere deve essere funzionalmente collegato a un determinato risultato finale ma la gestione spetta al collaboratore. Nella fattispecie erano stati stabiliti standard minimi per diciotto-diciannove giornate al mese con l’obbligo di rendiconto dei dati di vendita a cadenza quotidiana.

domenica 23 giugno 2013

La lettera di scuse da “ Facebook ", preso alla sprovvista da un bug". Lo Sportello dei diritti ha ottenuto l'e-mail inviata a 6 milioni di utenti

La lettera di scuse da “ Facebook ", preso alla sprovvista da un bug". Lo Sportello dei diritti ha ottenuto l'e-mail inviata a 6 milioni di utenti colpiti da una perdita di dati personali sul social network. Facebook è ancora impantanata nella sua comunicazione, dopo che un enorme falla della sicurezza è stata scoperta venerdì. Sei milioni di utenti tra un miliardo sono preoccupati dalla fuoriuscita dei dati personali. E 'quasi una sciocchezza, se dobbiamo credere al tono di scuse da parte del social network, che attribuisce al fatto che non vi è "alcuna prova che questo errore è stato usato maliziosamente." Facebook ha dichiarato che informazioni private, compresi gli indirizzi email e numeri di telefonia mobile, "potrebbero" essere comunicate a persone che non dovrebbero avere accesso. Per "proteggere" il suo account, viene richiesto all'utente di fornire più indirizzi e-mail (per la password di ripristino, o la perdita di accesso all'indirizzo principale) e almeno un numero di cellulare. Permette anche a Facebook per gonfiare la quantità di informazioni personali che detiene sui suoi utenti di utilizzarli per scopi pubblicitari. Ironia della sorte, il disastro è legato a uno strumento chiamato "Scarica le tue informazioni" (DYI), permettendo agli utenti preoccupati per la loro privacy per scaricare e controllare tutte le loro informazioni. I clienti che utilizzano questa funzione potrebbe visualizzare le informazioni relative ai propri contatti, che erano al suo interno, senza alcuna crittografia, anche se avevano accesso limitato. Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti, ha ottenuto la mail che hanno ricevuto gli utenti di Facebook colpiti dalla fuoriuscita dei dati personali che di seguito riportiamo in francese ed italiano DOCUMENTO. Le courriel envoyé par Facebook à ses utilisateurs touchés par la fuite de données personnelles : L'email inviata da Facebook per la sua colpiti dalla fuoriuscita di utenti dei dati personali: Objet : Message important de Facebook Oggetto: Messaggio importante da Facebook Bonjour (prénom), Ciao (nome) Votre confidentialité est de la plus haute importance pour tous les employés de Facebook et nous nous attachons sans cesse à protéger vos informations. La tua privacy è della massima importanza per tutti i dipendenti di Facebook e ci impegniamo costantemente per proteggere le informazioni. Bien que la plupart d'entre nous passent tout le temps à empêcher ou résoudre les problèmes avant qu'ils n'affectent quiconque, nous avons récemment été pris de court par un bug technique qui a divulgué votre numéro de téléphone ou adresse électronique à un tiers. Mentre la maggior parte di noi passa tutto il tempo a prevenire o risolvere i problemi prima che compromettano chiunque, abbiamo recentemente stati catturati a breve da un errore tecnico che il numero di telefono o indirizzo e-mail trapelate a terzo. Le bug avait une portée limitée et n'a vraisemblablement permis qu'à une personne que vous connaissez déjà en dehors de Facebook de voir votre adresse électronique ou numéro de téléphone. Il bug è stato limitato, e ha probabilmente portato a una persona che si conosce già al di fuori di Facebook per vedere l'indirizzo email o numero di telefono. Ceci dit, nous prenons cette erreur très au sérieux. Detto questo, prendiamo questo errore molto serio. Décrire la cause du bug peut être un peu trop technique, mais nous voulons expliquer ce qui s'est produit. Descrivere la causa del bug può essere un po 'troppo tecnico, ma vogliamo spiegare cosa è successo. Lorsque les utilisateurs téléchargent leurs listes de contacts ou carnets d'adresses sur Facebook, nous essayons de faire correspondre ces données avec les coordonnées d'autres utilisateurs de Facebook afin de générer des recommandations d'amis. Quando gli utenti caricano i loro elenchi di contatti e rubriche su Facebook, cerchiamo di abbinare a questi dati con le coordinate di altri utenti di Facebook per generare raccomandazioni da amici. À cause du bug, les adresses électroniques et les numéros de téléphone utilisés pour créer ces recommandations et réduire le nombre d'invitations que nous envoyons ont été accidentellement stockés dans leur compte Facebook, avec leurs contacts téléchargés. A causa del bug, indirizzi email e numeri di telefono utilizzati per creare queste raccomandazioni e di ridurre il numero di inviti che inviamo sono stati conservati accidentalmente nel proprio account di Facebook per i loro contatti scaricati. En conséquence, si une personne avait téléchargé une archive de son compte Facebook via notre outil de téléchargement des informations, qui inclut les contacts téléchargés, elle a pu se retrouver avec des adresses électroniques ou numéros de téléphone supplémentaires. Pertanto, se una persona aveva scaricato un archivio del suo account di Facebook attraverso le nostre informazioni strumento di caricamento, che comprende i contatti scaricati, poteva finire con indirizzi e-mail o numeri di telefono supplementari. Voici vos coordonnées (accidentellement visibles d'1 utilisateur Facebook maximum) : Qui sono le vostre coordinate (accidentalmente visibile un utente Facebook al massimo): (cette partie contient les adresses courriel et numéros de téléphone fournis par l'utilisateur, en partie masqués par des étoiles, ndlr) (Questa sezione contiene gli indirizzi di posta elettronica e numeri di telefono forniti dall'utente, parzialmente nascosto da stelle, ndr) Nous pensons qu'1 utilisateur Facebook a vu ces coordonnées supplémentaires affichées à côté de votre nom dans la copie téléchargée de ses informations de compte. Noi crediamo che 1 utente Facebook ha visto queste coordinate aggiuntivo visualizzato accanto al tuo nome nella copia scaricata del loro informazioni di account. Aucune autre information vous concernant n'a été affichée et il est fort possible que la personne ayant vu ces informations ne vous soit pas étrangère, même si vous n'êtes pas amis sur Facebook. Nessuna altra informazione su di te è stato postato ed è del tutto possibile che la persona che hai visto questa informazione non è estraneo, anche se non siete amici su Facebook. Nous reconnaissons que le partage accidentel de coordonnées est inacceptable, même si vous connaissez les personnes ayant vu ces coordonnées, et nous avons pris toutes les mesures nécessaires pour empêcher que cela ne se reproduise. Ci rendiamo conto che la condivisione di contatti accidentali è inaccettabile, anche se si conoscono le persone che hanno visto questi dettagli e abbiamo preso tutte le misure necessarie per evitare che ciò accada di nuovo. Pour plus d'informations sur le bug, veuillez lire notre publication de blog . Per ulteriori informazioni sul bug, si prega di leggere il nostro post sul blog . Tous les employés de Facebook prennent ce problème très au sérieux. Tutti i dipendenti di Facebook prendono molto sul serio questo problema. Nous vous remercions pour votre usage continu de Facebook et mettons tout en oeuvre pour fournir le niveau de service que vous attendez et méritez. Grazie per il vostro uso continuato di Facebook e fare ogni sforzo per fornire il livello di servizio che si aspettano e meritano. Merci, Grazie, L'équipe Facebook Il team di Facebook

I-Doser: allarme sballo virtuale

I-Doser: allarme sballo virtuale. La nuova droga è un file mp3 che si ascolta, basta scaricarlo, indossare le cuffie le cuffie, rilassarsi e il gioco è fatto Se n'era sentito parlare sul finire del primo decennio del duemila, ma poi il silenzio, almeno in Italia, nonostante purtroppo continua ad essere un fenomeno su larga scala ed in crescita. Ha un nome poco familiare nel pubblico ma assai noto ai giovani, viene chiamato I-Doser, e si tratta di una droga virtuale, così almeno promettono numerosi siti che continuano a commercializzarla, perché si tratta di un tipo di "sballo", fatto di musica o meglio suoni digitali in formato mp3, con i quali chiunque, specie gli adolescenti, possono "stonarsi" virtualmente, sparandosi nelle orecchie, per ore e ore, suoni particolari alla ricerca di effetti psichedelici. Nasce negli Usa a metà del decennio scorso e si é diffuso in ogni continente, specie in Europa, e quindi anche in Italia dove é stato sostanzialmente sottovalutato nonostante alcuni timidi allarmi, per così dire "istituzionali", lanciati sul finire del decennio scorso. A sollevare il problema circa il fenomeno era stato il Nucleo speciale frodi telematiche della guardia di finanza che avevano messo sotto la loro lente d'ingrandimento le community online, blog e forum, i luoghi divenuti le zone virtuali di "spaccio" della cyber-droga. Anche il Cnr se n'era interessato, pur rilevando che le "potenziali insidie sono ancora tutte da indagare". Gli esperti del Centro Nazionale Ricerche che avevano iniziato a studiare il fenomeno avevano sostenuto che "A provocare il 'trip' sarebbero onde sonore, che si basano sull'effetto binaurale dei suoni, che stimola il cervello su frequenze bassissime, tra i 3 e i 30 Hertz (i cosiddetti infrasuoni), innescando le più diverse reazioni e sollecitando l'attività cerebrale in maniera anomala". In particolare, Michelangelo Iannone dell'Istituto di scienze neurologiche (Isn) del Cnr di Catanzaro, in un'intervista rilasciata nel 2008 aveva rilevato che "Questi suoni a bassissima frequenza non vengono somministrati 'tal quali', ma sono il risultato della complessa tecnica dei 'battiti binaurali', che riesce a produrre una frequenza così bassa da due frequenze udibili, ma che posseggono una minima differenza. A titolo di esempio - aveva spiegato il ricercatore - la somministrazione di 500 Hertz da un lato della cuffia e 530 nell'altro", insomma il 'tecnologico sperimentatore di nuove sensazioni', dovrebbe trovare il suo paradiso artificiale nella differenza di 30 Hz tra i due auricolari. A fare il resto é il web e soggetti senza troppi scrupoli, che attraverso i meandri digitali, utilizzano né più né meno le stesse tecniche dello "spaccio" che si trovano per le strade come per esempio avviene tradizionalmente per il commercio degli allucinogeni "comuni". Un po' di file offerti gratuitamente, per passare poi alla vera e propria vendita, con relative guide all'uso, del tipo "Come far funzionare una dose al 100%". Gli studi fatti dall'Isn-Cnr, erano stati sufficientemente eloquenti nel farci comprendere che questo fenomeno non poteva né può essere sottovalutato come aveva spiegato Iannone: "In particolare, abbiamo somministrato ad alcuni animali da esperimento una quantità minima di ecstasy, incapace da sola di determinare effetti neurologici, insieme con una 'dose' di suono a 95 decibel, il massimo consentito per legge nelle discoteche, riscontrando un potenziamento degli effetti dell'ecstasy. Non solo, aumentando la dose iniziale, abbiamo ottenuto un forte incremento dell'effetto che è durato cinque giorni". Tale tipo di interazione, peraltro, é connessa alla potenza del suono, non alla sua frequenza. Vi é da precisare che già nel 2006 erano stati pubblicati dati scientifici a livello internazionale, ossia quando non si poteva immaginare che il fenomeno I-Doser, si sarebbe diffuso in maniera così esponenziale. Ed infatti, pur sottovalutata dalle istituzioni, esiste comunque una discreta letteratura scientifica internazionale che prova come queste onde abbiano un effetto sugli esseri umani ed in particolare tra i cosiddetti 'binaural beats' e sulle conseguenze sul sistema nervoso dell'ascolto di queste basse frequenze. E se già nel 2008 i ricercatori del Cnr invitavano alla "prudenza" i giovani che rischiavano di cadere nel giro delle droghe in rete, oggi la situazione pare sia giunta al limite ed è necessario per Giovanni D’AGATA, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, un intervento delle istituzioni affinché probiscano la vendita o spaccio che dir si voglia di questo sballo virtuale che può causare effetti neurologici importanti sui fruitori e specie sugli adolescenti che in tal senso, sono le fasce più deboli ed esposte della popolazione.

In Italia sessanta milioni di animali in casa. Un ragno cileno l’ultima moda.Abbandonare gli animali è un reato

Il 12 maggio scorso si è conclusa la quindicesima edizione di Zootmark international 2013 di Bologna, la fiera internazionale dei prodotti per animali tenuti in casa. Una grande esposizione nella quale si può trovare davvero di tutto per ciò che si rivolge ad ogni tipo di animali domestici: dalle attrezzature di vario genere, dai guinzagli ai giocattoli, dalle cucce alla biancheria, dalle gabbie agli acquari. Insomma un vero e proprio mondo parallelo rispetto a quello dei “padroni” anche in termini di numeri perché in Italia la popolazione umana e quella degli animali da compagnia si assesta praticamente sulla stessa cifra, ossia circa 60 milioni, secondo i dati ufficiali dell’Assalco-Associazione nazionale delle imprese per l’alimentazione e la cura degli animali da compagnia. La stima riguarda, ovviamente, gli animali che vivono in casa o nei giardini privati e non quelli in libertà, perché è impossibile quantificarne il numero. Tra gli animali si fa la distinzione tra quelli convenzionali (animali d’affezione) e quelli non convenzionali (che poi sono tutti gli altri). Dei primi, i gatti superano i cani per 7,5 milioni contro 7 milioni, quasi a sorpresa anche perché per definizione il cane, almeno una volta era “il miglior amico dell’uomo”. Degli animali non convenzionali 2 milioni sono i roditori e i lagomorfi (criceti, cavie, cani della prateria, conigli nani); 1,4 milioni i rettili (tartarughe e testuggini in genere, ma anche serpenti, lucertole e simili); 13 milioni gli uccellini di specie diverse (dai canarini ai pappagalli); 30 milioni i pesci. Ma, rileva Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti, negli ultimi tempi sembra stia prendendo sempre più piede la moda di allevare ragni. Una specie in particolare, la tarantola rose cilena, è quella più gettonata ed esportata in tutto il mondo. Per venti euro e una dieta composta principalmente di scarafaggi e vermi vivi una volta alla settimana, la tarantola del Cile sta diventando un animale domestico per tutti. Ed anche per lungo tempo, perché la femmina può vivere fino a 25 anni. Di questo tozzo e peloso, ma innocuo, ragno nonostante i suoi quindici centimetri di diametro, ne vengono esportati migliaia di esemplari ogni anno che sono trasportati per via aerea in contenitori di plastica di piccole dimensioni e dotate di un certificato ufficiale. Poveri animaletti, ma si pone sempre il solito problema se l’italiano “medio” sia in grado di accudire vita natural durante anche gli aracnidi o se sia solo una delle moda del momento e che appena ci si stufa li si libera nel primo parco comunale, in un boschetto o in aperta campagna. E l’estate, purtroppo ciclicamente si ripresenta come un momento topico di abbandoni. Ancora una volta siamo a ricordare che non solo chi maltratta gli animali ma anche chi li abbandona rischia sanzioni penali pesanti. In base alla Legge 189/04, infatti, si può essere puniti con l’arresto fino a un anno o con un’ammenda sino a 10.000 euro. Ed allora, si tratta di una questione di civiltà per fermare la prassi degli abbandoni: chi assiste a un caso di abbandono deve far sentire la propria voce e denunciare alle autorità giudiziarie (Carabinieri, Polizia di Stato, Corpo Forestale, Polizie locali) i colpevoli di tali atti, segnalando tutti gli elementi necessari ad individuare i responsabili. Se l’animale viene lasciato da un auto anche il numero di targa può essere un elemento importante per l’identificazione del colpevole.

sabato 22 giugno 2013

Sicurezza stradale. Il caso di via Idrovore a San Cataldo di Vernole “mancano marciapiedi e pista ciclabile“

Sicurezza stradale. Lo “Sportello dei Diritti” vigila sul Territorio e raccoglie le denunce dei cittadini. Il caso di via Idrovore a San Cataldo di Vernole “mancano marciapiedi e pista ciclabile“. Sistemiamo la strada che ci unisce Cittadinanza attenta e vigile, dotata di spirito civico fa giungere allo “Sportello dei Diritti”, segnalazioni per chiedere un intervento di sensibilizzazione su un problema annoso che riguarda la marina di San Cataldo nel tratto di competenza del Comune di Vernole. Questa volta la denuncia riguarda la strada denominata via Idrovore, quel tratto di litoranea alle spalle dei lidi già oggetto di polemiche perché l’amministrazione comunale ha ben pensato da anni di tracciare le “strisce blu” per rendere la sosta a pagamento lungo tutta la strada, senza operare una necessaria riqualificazione ma anche una messa in sicurezza, perché quel tratto è tuttora privo di marciapiedi o di una pista ciclabile nonostante la gran mole di cittadini di ogni età che quotidianamente, nel periodo estivo la transitano. È un vero e proprio pericolo per tutti i pedoni che si trovano a passare perché costretti a percorrere la carreggiata destinata alla circolazione dei veicoli, in effetti, e la delegazione di cittadini che oggi si è presentata da Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, ha chiesto di segnalare tale gravissima carenza che da anni, ormai, riguarda la via “incriminata”. Ed allora, lo “Sportello dei Diritti”, si rivolge al Comune di Vernole ed in particolare al neosindaco affinché intervenga urgentemente con un intervento di riqualificazione e messa in sicurezza della strada per dotarla urgentemente di appositi marciapiedi e di una pista ciclabile.

Privacy: il software di Facebook per un problema tecnico ha condiviso i dati di 6 milioni di utenti

Privacy: il software di Facebook per un problema tecnico ha condiviso i dati di 6 milioni di utenti. Venerdì i numeri di telefono e indirizzi email di circa 6 milioni di utenti di Facebook sono stati impropriamente condivisi a causa di un difetto nel software del sito del social network Numeri di telefono e indirizzi email appartenenti a circa 6 milioni di utenti di Facebook sono stati impropriamente condivisi a causa di un bug del software. Lo ha comunicato venerdì il social network. A quanto pare, però, non sono riusciti a rubare le informazioni relative alle carte di credito dei clienti e alle informazioni dei commercianti partner, e non vi era "alcuna prova che questo bug è stato sfruttato maliziosamente. I responsabili della sicurezza di Facebook hanno dichiarato in una nota di essere "sconvolti e imbarazzati" dal problema tecnico. Gli utenti interessati verranno informati via e-mail, e comunque, hanno tenuto a sottolineare che l'impatto pratico probabilmente è minimo, in parte anche perché la condivisione dei dati non corretta si sarebbe verificato solo tra gli utenti che hanno già avuto qualche collegamento. La condivisione ingiustificata sarebbe avvenuta quando un utente di Facebook è andato a scaricare un archivio del loro account di Facebook attraverso il social network. Inoltre si è arrivati alla conclusione che sono circa 6 milioni gli utenti di Facebook che hanno indirizzi e-mail o numeri di telefono condivisi". Comunque non è escluso che sono stati rubati nomi, date di nascita e criptate password. Per Giovanni D’Agata, fondatore e presidente dello “Sportello dei Diritti” è di fondamentale importanza che tutti coloro che possiedono un account sul servizio cambino immediatamente la password. Purtroppo non si ha alcuna informazione a disposizione relativa al tipo di attacco che potrebbe essere utilizzato dai malintenzionati per ottenere i dati memorizzati sui server.

Eutanasia: proposta-choc in Belgio. “Sì alla dolce morte per i minori”

Il Belgio apre l’eutanasia anche ai minorenni con 4 proposte di legge e potrebbe diventare il secondo paese dopo l'Olanda in cui sarà legalmente consentita la morte assistita per i bimbi afflitti da malattie incurabili. Tale progetto prevede la scelta eutanasica per bambini e giovani, ritenuti in grado per “maturità e giudizio” di “valutare tutte le conseguenze” del loro gesto. I medici potrebbero mettere fine alla vita di un bambino, nel caso in cui questo si trovasse "in una situazione medica senza uscita, in uno stato di sofferenza fisica o psichica costante e insopportabile, e che formula una domanda di eutanasia". In Olanda l'eutanasia non può essere chiesta dai minori di meno di dodici anni ma, come emerso anche in Belgio, sono numerosi i casi di 'aiuto' a morire somministrati ai più piccoli senza speranze di guarigione. Per questo nella stessa Olanda esiste un protocollo che inquadra le procedure di fine vita per i bimbi, che toccano tra l'altro anche una ventina di neonati l'anno. Nella bozza si contempla anche come obbligatorio il consenso dei genitori. Gli autori della proposta non hanno fissato una soglia d'età minima, preferendo farla valutare da psicologi e psichiatri dell'età evolutiva. Per Giovanni D’AGATA, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, il fenomeno dell’eutanasia appare ormai fuori controllo. Infatti secondo lo studio condotto in merito dall’Istituto europeo di Bioetica, le morti ufficiali per morte assistita sarebbero quintuplicate, passando dai 235 casi del 2003 ai 1.133 del 2011. In Olanda il 47% dei decessi per eutanasia non verrebbe riportato, mentre il 32% delle vittime non avrebbe richiesto di morire inoltre non sarebbe più neanche necessario presentare richiesta scritta. La preoccupazione è che tale liberalizzazione si estenda nella pratica, anche con violazioni della norma, che le Istituzioni non saranno in grado di arginare come è già successo nei Paesi Bassi dove la stessa commissione di vigilanza appositamente istituita si sarebbe dichiarata “impotente” nello svolgere il proprio compito. Una vera e propria anomalia da tener presente, anche nel nostro paese.

L'immigrato che ha il figlio adolescente integrato in Italia non può essere allontanato

L'immigrato che ha il figlio adolescente integrato in Italia non può essere allontanato. Non solo in circostanze eccezionali dev'essere rilasciata l’autorizzazione all’ingresso o alla permanenza del familiare del minore Con la sentenza 15676 del 21 giugno 2013, la Corte di Cassazione ha stabilito un importante principio in materia di diritti degli immigrati. Secondo la Suprema Corte, rileva Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, non può essere allontanato dal territorio italiano l'immigrato che ha il figlio adolescente ben integrato in Italia, nell’ambiente dov'è cresciuto, perché devono essere valutate le conseguenze dell’allontanamento improvviso del minore da tale contesto. Il provvedimento che autorizza la permanenza in Italia non richiede necessariamente l’esistenza di situazioni di emergenza o di circostanze contingenti ed eccezionali strettamente collegate alla sua salute. Nel caso di specie, i giudici della prima sezione civile hanno accolto il ricorso di una coppia di stranieri contro la decisione della Corte d’appello di Napoli che aveva confermato un precedente provvedimento del Tribunale dei minorenni di allontanamento dal territorio nazionale. Gli ermellini hanno così ribaltato la decisione della Corte di merito che sosteneva che i gravi motivi connessi allo sviluppo psicofisico del minore straniero presente nel territorio italiano, che, ai sensi dell’art. 31 del d.lgs. n. 286 del 1998, consentono il rilascio dell’autorizzazione alla permanenza in Italia per un determinato periodo del suo familiare, anche se colpito da provvedimento di espulsione, devono essere correlati esclusivamente alla sussistenza di condizioni di emergenza, o di circostanze contingenti ed eccezionali che pongano in grave pericolo lo sviluppo normale della personalità del minore. La Corte partenopea aveva, infatti, fondato la propria decisione sull'assunto che nella fattispecie nessun particolare pregiudizio psicofisico dei minori era stato dedotto se non un generico disagio determinato dal fatto di doverli trasferire in altro Stato con la conseguente interruzione di quel processo educativo già iniziato in Italia. Ma i giudici del Palazzaccio, hanno ritenuto fondati i motivi dedotti dai ricorrenti nel caso di richiesta di autorizzazione alla permanenza sul territorio dello Stato del cittadino straniero genitore di minori nati in Italia e perfettamente inseriti nel contesto sociale e scolastico: i gravi motivi che consentono di derogare alla disciplina della immigrazione devono essere rilevati nelle conseguenze dell’allontanamento improvviso dei minori dal contesto ambientale in cui sono vissuti e hanno radicato significative relazioni sociali, e cioè in una situazione anche non in atto ma solo in potenza, con forti probabilità di verificazione. I giudici di piazza Cavour sulla scia di un autorevole precedente giurisprudenziale hanno evidenziato che: «le Sezioni Unite di questa Corte, con la sentenza n. 21799 del 2010, hanno affermato che la temporanea autorizzazione alla permanenza in Italia del familiare del minore, prevista dall’art. 31 del d.lgs. n. 286 del 1998 in presenza di gravi motivi connessi al suo sviluppo psicofisico, non richiede necessariamente l’esistenza di situazioni di emergenza o di circostanze contingenti ed eccezionali strettamente collegate alla sua salute, potendo comprendere qualsiasi danno effettivo, concreto, percepibile e obiettivamente grave che, in considerazione dell’età o delle condizioni di salute ricollegabili al complessivo equilibrio psico-fisico, deriva o deriverà al minore dall’allontanamento del familiare o dal suo definitivo sradicamento dall’ambiente in cui è cresciuto, sempre che si tratti di situazioni che si concretino in eventi traumatici che trascendano il normale disagio dovuto al proprio rimpatrio o a quello di un familiare». Alla luce di tali principi, essendo mancata la valutazione dell’eventuale grave pregiudizio derivante ai minori di cui si tratta dall’allontanamento del genitore convivente o dal loro stesso allontanamento dall’ambiente in cui erano fin a quel momento vissuti, il decreto deve essere annullato e sottoposto a nuovo giudizio.

venerdì 21 giugno 2013

Danno da perdita parentale: risarcito il cognato e la nipote

Hanno diritto al risarcimento del danno da perdita parentale anche gli affini della vittima di un sinistro. Se esiste ed é dimostrato un rapporto stretto anche senza convivenza, la perdita dev'essere risarcita: paragonabile al legame tra fratelli quello con la cognata- zia, deceduta a causa dell’esplosione della caldaia. Risarcito il cognato e la nipote La perdita di un congiunto a causa di un sinistro o di un qualsiasi incidente é un evento che sconvolge non solo i parenti più stretti, ma tutta la famiglia, specie se i legami anche con i congiunti meno prossimi per linea di parentela é forte. L'ha compreso bene il giudice togato del Tribunale di Bologna che con una sentenza che Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” ritiene utile portare all'attenzione perché di fatto sfata un falso mito giurisprudenziale secondo cui non possono ricevere alcun ristoro dal pregiudizio subito, anche gli affini e i parenti meno "stretti" nel caso di perdita di un congiunto a causa dell'evento determinato da fatto doloso o colposo altrui. Nella sentenza in questione il giudice della terza sezione civile del Tribunale emiliano, dottor Giovanni Salina, ha stabilito con un principio sacrosanto che dev'essere risarcito il danno da perdita parentale ai congiunti della vittima dell’incidente anche se essi non sono veri e propri consanguinei della vittima, ma soltanto meri affini e neppure conviventi. Tale inequivocabile circostanza nasce dal fatto che le lesione di natura non patrimoniale può ben configurarsi, al di là dei legami di sangue nel caso di un rapporto stretto e intenso; ad esempio quello fra cognati, che può essere assimilato a quello tra fratelli e nipoti. Nel caso di specie, é stata accolta la domanda giudiziale del cognato e del nipote della vittima dell’incidente, deceduta a causa dell’esplosione di una caldaia. Ai due affini della de cuius, é stato riconosciuto un risarcimento rispettivamente di 18 mila euro e 1.800 euro, a titolo di danno non patrimoniale e patrimoniale a carico del titolare della ditta individuale che aveva installato la caldaia all'interno di un garage. Tali importi sono stati liquidati anche perché é emerso un concorso di colpa del 40 % nell’evento, mentre nell'indagine penale la posizione dell’installatore della caldaia era stata archiviata. Il forte vincolo esistente tra la signora deceduta e il cognato e la nipote della vittima consistente in un rapporto continuo e duraturo, era emerso dalle testimonianze raccolte nell'istruttoria. Va precisato, peraltro, che i due attori abitavano vicino alla scomparsa e uno di loro era stato nominato erede dalla stessa. Sussiste, quindi, anche in questo tipo di rapporto una lesione di carattere non patrimoniale da risarcire in via equitativa con l’aiuto dei parametri a forbice delle tabelle del tribunale di Milano generalmente applicate. Per Giovanni D’AGATA, fondatore dello “Sportello dei Diritti” , un'importante decisione che apre la possibilità di analoghi interventi e che rende giustizia anche perché una perdita di una persona cara é un fatto che comporta un dolore tale che può essere liquidato dal giudice utilizzando i criteri individuati dai precedenti giurisprudenziali per i prossimi congiunti come individuati dalle tabelle milanesi ed applicati analogicamente anche a casi simili per i parenti meno "prossimi".

Diritti dei detenuti. Decisone storica del Tribunale di Sorveglianza di Lecce. Il detenuto via dalla cella angusta.

Diritti dei detenuti. Decisone storica del Tribunale di Sorveglianza di Lecce. Il detenuto via dalla cella angusta. Dovrà essere "spostato in una cella adeguata alla normativa vigente". Con una decisione di portata storica il Tribunale di Sorveglianza di Lecce getta un raggio di luce sui diritti umani di cui siamo tutti indistintamente portatori, e quindi anche i detenuti, e potrebbe causare un effetto domino sul sistema carcerario italiano, ormai al collasso. L'ordinanza 2013/1324 che non risulta avere precedenti in Italia: il Tribunale di sorveglianza ha accolto il ricorso di un carcerato che condivideva la cella con altri tre detenuti e ha ordinato all'amministrazione penitenziaria di concedere a un detenuto condizioni migliori così come stabilisce la legge, di fatto mai applicata per le condizioni cui é giunto il nostro sistema di detenzione. Non si tratta, come ha sottolineato il difensore, avvocato Alessandro Stomeo, del detenuto originario della provincia di Lecce del problema del divieto di tortura o dell'articolo 27 della Costituzione. La soluzione alla questione é insita, infatti, nel sistema normativo che in particolare all'articolo 6 dell'ordinamento penitenziario e al decreto ministeriale del 5 luglio del 1975, stabilisce delle misure minime per le strutture che ospitano il detenuto. Tali parametri "minimi" evidentemente non sono stati ritenuti sussistenti nel carcere di Lecce dal dirigente della Asl Lecce Alberto Fedele che ha definito "non conformi", quelli esistenti, alle normative in questione. Per lo “Sportello dei Diritti”, associazione impegnata da anni anche nella difesa dei diritti dei detentuti, spiega il fondatore Giovanni D'Agata, tale decisione se correttamente applicata anche in via analogica alle migliaia di situazioni analoghe che possono essere verificate nella generalità degli istituti di detenzione, potrebbe avere un effetto domino su tutto il sistema carcerario per la miriade di ricorsi che potrebbero essere presentati. Ci attendiamo, quindi, che per evitare ciò, lo Stato italiano s'impegni immediatamente per risolvere l'annosa piaga del sovraffollamento carcerario, con provvedimenti urgenti che contemperino l'esigenza della certezza della pena e del rispetto del principio di Legalità con i diritti umani dei detenuti illegittimamente calpestati.

giovedì 20 giugno 2013

I ricchi cinesi da acquirenti di yacht a produttori di yacht

I ricchi cinesi da acquirenti di yacht a produttori di yacht. Dopo Ferretti puntano ai marchi tradizionali europei La crescita delle ricchezze e del gusto per il lusso in Cina ha portato ad una impennata nell’acquisto dei super yacht anche se non certamente al tasso previsto da molti. Secondo alcuni analisti tale tendenza è dovuta anche al fatto con le differenze della cultura cinese, che non ha una tradizione storica nel tempo libero legato anche alla nautica. Tuttavia negli ultimi anni una tendenza inaspettata ha cominciato ad emergere attraverso l'acquisizione di cantieri navali occidentali produttori di yacht da parte di magnati cinesi. Oggi il più grande proprietario del mercato dell’intrattenimento cinese, la Dalian Wanda, ha annunciato che avrebbe comprato il cantiere di yacht di lusso britannico, Sunseeker per 320 milioni di sterline (US$ 500m). Sunseeker produce i Dorset, che è un marchio associato anche ai film di James Bond e molto amato da celebrità di alto profilo, tra cui il produttore Simon Cowell, Formula 1 piloti Lewis Hamilton e Nigel Mansell e attore Michael Douglas. Wanda acquisirà una partecipazione di maggioranza del 91.81 %. L'affare è previsto che si chiuderà a metà agosto. Wang Jianlin, il Presidente miliardario e proprietario unico di Dalian Wanda, ha detto in una dichiarazione sul sito web della società che: l’"acquisizione di Sunseeker approfondisce l'influenza internazionale di Wanda, aumenta ulteriormente la nostra posizione nei mercato globale del lusso e dell’intrattenimento, e rappresenta un importante passo avanti per lo sviluppo complessivo del nostro business. Con il supporto impegnato di Wanda, Sunseeker è ben piazzato per sfruttare al meglio le opportunità in Cina, uno dei mercati di yacht di lusso più in crescita al mondo". Wang, che ha un patrimonio di almeno 10 miliardi di dollari USA, è un personal fan di Sunseeker Yacht. Ha comprato uno yacht Sunseeker Predator 108 edizione speciale di 33 metri nel giugno 2010, il più grande yacht mai importato in Cina. L'acquisto di Dalian Wanda arriva sulla scia di un simile accordo che suggerisce l'inizio di un trend nel settore yachting. Vale la pena ricordare che l’anno scorso, il gruppo produttore di bulldozer Shandong Heavy Industry Group (SHIG-) di proprietà del multi-milionario Tan Xugang, ha sborsato 374 milioni di euro per acquisire una quota del 75 per cento del noto produttore di yacht Ferretti e aiutarlo a ristrutturare il suo debito. Alcuni analisti hanno sottolineato che l'idea delle società cinesi di acquistare produttori di yacht stranieri non è nuova, ma la scala è ora molto più alta ora. Ma l'acquisizione di Ferretti può avere innescato un effetto domino nel mondo degli affari del colosso asiatico. Oltre ad una nuova tendenza nell’investimento da parte dei paperoni cinesi, l'acquisto di un cantiere navale europeo è anche un fatto di prestigio. Molti sono ancora i costruttori di yacht di medie dimensioni che sono ancora di proprietà privata e che potrebbero essere potenziali bersagli per il cinese, e tra questi i marchi chiave Azimut, Princess e Fairline. È ovvio che per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” se la produzione ed il marchio rimangono europei o nel nostro caso italiani e quindi vengono salvaguardati i posti di lavoro e almeno formalmente l’italianità di prodotti che da sempre sono nella nostra tradizione, ben vengano i cinesi, piuttosto che la fatale chiusura definitiva anche di marchi storici che potrebbero al contrario essere costretti a chiudere a causa della drammatica congiuntura economica.

Oms: una donna su tre subisce violenze fisiche. Epidemia mondiale con conseguenze gravi sulla salute

Secondo uno studio pubblicato dall'Organizzazione mondiale della sanità, la violenza fisica o sessuale colpisce più di un terzo delle donne nel mondo (35%) e la violenza domestica inflitta dal partner è la forma più comune (30%). Il rapporto stima il tasso di prevalenza in Africa è del 45,6%, nelle Americhe del 36,1% , per il Mediterraneo orientale, il 36,4% , in Europa (Russia e Asia centrala incluse) del 27,2%, nel Sud est-est asiatico del 40,2%, nel Pacifico Occidentale del 27,9%. Nei Paesi ad alto reddito è pari al 32,7%. I risultati di questo studio inviano un messaggio forte: la violenza contro le donne è un problema mondiale di salute pubblica di proporzioni epidemiche", ha commentato Margaret Chan, Direttore generale dell'Oms. Questo problema è diffuso in tutte le regioni e si manifesta in tutte le classi sociali senza distinzione, e le sue conseguenze sanitarie sono importanti: complicazioni in gravidanza, aborti, problemi psichici, fratture, consumo di alcool, malattie sessualmente trasmissibili. Le vittime di violenze hanno inoltre il doppio delle probabilità di depressione, come pure di avere problemi con l’alcool. Su scala mondiale, il 38% degli assassinii di donne sono stati fatti per mano dei loro partner intimi. Il rapporto è il "primo studio sistematico" mai condotto con dati globali sulla prevalenza della violenza contro le donne da parte del loro partner o della violenza sessuale inflitta da altri e rivela "una statistica scioccante", per la salute della famiglia, delle donne e dei bambini direttore generale. Tutte le fasce di età sono colpite, anche se con una minore prevalenza, pure le giovani o le donne in età più avanzata non sono risparmiate da questa violenza che "colpisce inoltre tutte le regioni e le classi sociali". Salgono anche i rischi di contrarre malattie sessualmente trasmissibili, di aborto e di aver un bambino con un basso peso alla nascita. Secondo Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” la violenza sulle donne è un tassello dolente della società; purtroppo i casi di stupro, violenza e abuso, soprattutto dentro le mura di casa, non fanno altro che mostrare dati in ascesa. Un fenomeno che non ha voglia di arrestarsi, dovuto anche a ovvie difficoltà di denuncia del proprio carnefice.

Salute. Lotta al cancro. La talpa senza pelo detiene il segreto del trattamento contro il cancro

Secondo un nuovo studio americano pubblicato mercoledì sul sito della rivista Nature un piccolo roditore resistente al cancro può essere essenziale per sviluppare un trattamento per questa malattia. Studi di laboratorio hanno identificato una secrezione delle cellule delle talpe senza pelo che impedisce la diffusione di tumori cancerosi. I ricercatori del team americano guidato da Andrei Seluanov e Vera Gorbunova presso l'Università di Rochester a New York hanno dichiarato che i risultati potrebbero portare a nuove terapie per l’uomo a lungo termine. Queste sono state identificate nelle cellule del roditore di laboratorio che hanno scoperto che i tessuti erano ricchi di acido ialuronico, una sostanza che contribuisce a proteggere l’organismo dagli agenti patogeni quali virus e batteri oltre ad aumentare l’elasticità e il grado di idratazione cutaneo e ad avere proprietà cicatrizzanti e antiinfiammatorie. E’ proprio per le sue particolari proprietà che l’acido ialuronico si è rivelato importantissimo sia in campo estetico che in campo medico. Lo studio ha scoperto che quando questo acido viene rimosso dalle cellule della talpa senza pelo il roditore è più resistente al cancro. Questa specie di roditore miope e priva di peli, più vicino al porcospino che al topo può vivere fino a 32 anni. Gli scienziati non hanno mai rilevato il cancro in nessuno di essi, a differenza dei topi, che spesso muoiono di cancro e raramente vivono oltre quattro anni. I ricercatori ritengono che la molecola che protegge dal cancro presenta un elevata polarità e un elevata solubilità in acqua e per questo conferisce turgidità, elasticità e idratazione alla pelle, proprietà che contribuiscono alla resistenza e al mantenimento della forma di questa. Una notizia che secondo Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” che segna un ulteriore importante passo avanti, dunque, ma rimane ancora tanto da fare per debellare questa piaga che coinvolge milioni di ammalati nel mondo e che potrà essere combattuta solo con il sostegno costante da parte dei governi, a partire da quello italiano, nei confronti della comunità scientifica impegnata in questa lotta ormai da oltre un quarto di secolo.

mercoledì 19 giugno 2013

Morbo di Alzheimer: scoperti effetti positivi della proteina che lo causa. Lo dice uno studio australiano

Un gruppo di biochimici ha scoperto che la proteina Amyloid Precursor Proteine responsabile della malattia debilitante può anche assumere un ruolo nella sua cura. Secondo i ricercatori dell'Università della Tasmania, in Australia, questa scoperta getta una nuova luce sul morbo di Alzheimer e offre speranze per i malati, sempre più numerosi nelle società avanzate offrendo importanti spunti per la messa a punto di nuovi farmaci per prevenirne la diffusione. Infatti questa proteina sarebbe importante per la crescita dei neuroni. Il capo del team, il dottore David Small, ha spiegato che sarà forse possibile usarla per incoraggiare il cervello a rimpiazzare le cellule danneggiate. Una notizia che secondo Giovanni D’Agata, Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” non deve rimanere circoscritta al ristretto mondo della scienza, ma dev’essere conosciuta anche dai profani, affinché la ricerca stessa sia spronata nell’incessante studio per debellare questa grande piaga che incombe sull’umanità.

martedì 18 giugno 2013

Coronavirus: il virus mortale si diffonde ulteriormente.

Coronavirus: il virus mortale si diffonde ulteriormente. Il numero di morti per il virus simile alla SARS è salito a 32 in Arabia Saudita. Secondo le autorità, altre tre persone sono decedute tra cui un bambino. Nessun nuovo caso segnalato in Italia e in Europa. Lo “Sportello dei Diritti” continua a comunicare i risultati del monitoraggio a livello internazionale dell’epidemia di coronavirus. L’ultima notizia è che tre nuovi casi sono stati confermati, come ha relazionato il Ministero della Salute dell'Arabia Saudita, lunedì scorso. Tra le vittime vi è, purtroppo, un bambino di due anni. Nel complesso, quasi 40 persone sono le vittime del virus da settembre ad oggi, mentre la maggior parte dei decessi, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità si sono registrati nel Medio Oriente e in Europa . Il nuovo virus sta attirando l’attenzione da diversi mesi degli esperti del settore a livello internazionale. Esso è legato al pericoloso virus della SARS, che ha causato una epidemia a livello mondiale nel 2003 che determinò la morte di almeno 800 persone. Gli agenti patogeni del virus Mers-CoV (sindrome respiratoria del coronavirus del Medio Oriente), così è stato denominato, scatenano sintomi simil-influenzali che tuttavia possono portare nei soggetti più deboli ed esposti ad insufficienza renale e polmonite acuta. Gli Stati del Golfo e l’Arabia Saudita, in particolare, risultano essere attualmente i più colpiti dalla malattia rispetto ad altre regioni, ma alcuni casi e decessi, ricorda Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” sono stati registrati nelle settimane scorse anche in Europa. Restano fortunatamente fermi a tre, sino ad ora, i casi di contagio accertati in Italia. A causa della diffusione nelle aree geografiche indicate, nei giorni scorsi le autorità statunitensi hanno chiesto di prendere precauzioni particolari in modo da evitare un possibile contagio a tutti i viaggiatori e in particolar modo ai musulmani che vogliono partecipare nel mese di ottobre al pellegrinaggio (Hajj) per i luoghi santi in Arabia Saudita. Ancora una volta, rileva Giovanni D’Agata, risulta evidente che analoghe strategie di prevenzione non vengano adottate dalle autorità sanitarie europee, forse più preoccupate ad evitare allarmismi piuttosto che informare costantemente i cittadini, attraverso i media, circa le più adeguate misure per evitare il diffondersi dell’infezione.

Stop Equitalia: la cartella esattoriale è da annullare se non vi è la chiara indicazione della causale delle somme richieste dall’Erario.

A nulla rileva l’eventuale conoscenza da parte del contribuente del suo debito con il Fisco La trasparenza è essenziale in tutti gli atti amministrativi, tanto più in quelli impositivi ed esattoriali. Lo ribadisce la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 15188 del 18 giugno 2013, secondo cui dev’essere annullata la cartella esattoriale se non risulta essere chiara al suo interno la causale delle somme avanzate dall’Erario. Ma v’è di più, per la Suprema Corte è del tutto irrilevante la conoscenza da parte del contribuente del suo debito con il Fisco. Nel caso di specie, la sesta sezione tributaria della Corte di legittimità nel rigettare un ricorso proposto dall’Agenzia delle Entrate, ha ricordato che in ipotesi di liquidazione di imposta, ai sensi degli artt.36 bis del dpr n.600/1973 o 54 bís del dpr n.633/1972, la cartella di pagamento costituisce l'atto con il quale il contribuente viene a conoscenza per la prima volta della pretesa fiscale e come tale deve essere adeguatamente motivata. Peraltro evidenzia Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” che i giudici del Palazzaccio, hanno ribadito che la cartella esattoriale deve contenere indicazioni sufficienti a consentire alla contribuente l'agevole identificazione della causale delle somme pretese dall'amministrazione finanziaria. Non sussiste alcuna equipollenza tra la corretta indicazione di tali elementi nell'atto impugnato e la conoscenza che, di fatto, di essi abbia avuto il contribuente, «giacché nessuna equipollenza assume rilievo, essendo piuttosto necessario il corretto adempimento dell'obbligo di motivazione del ruolo e della cartella».

lunedì 17 giugno 2013

BMW: carenza di componenti ricambi ed accessori a causa di un cambio del programma informatico

BMW: carenza di componenti ricambi ed accessori. Arretrato di circa 200.000 pezzi a causa di un cambio del programma informatico. Dalla stampa tedesca risulta che il passaggio a un nuovo programma informatico ha paralizzato il centro di distribuzione “centrale” dei pezzi di ricambio della BMW per mezza settimana. A seguito della modifica un software di conversione per la logistica in-house, alcuni clienti dovranno pazientare per le fornitura a livello mondiale delle parti richieste. Tale inconveniente ha avuto luogo a metà settimana scorsa nel magazzino centrale di Dingolfing, nella Bassa Baviera, tant’è che nessuna spedizione sarebbe da lì partita lunedì secondo un portavoce della casa automobilistica. Tuttavia rileva Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” la rete di distribuzione globale non è stata colpita significativamente, perché la casa bavarese ha dei centri di stoccaggio provvisorio che risultano essere pieni di pezzi di ricambio. Solo il sud della Baviera, sarebbe rifornito direttamente dal magazzino e pertanto vi sarebbero alcuni problemi. Il centro di Dingolfing gestisce un portafoglio complessivo a livello mondiale di circa 200.000 richieste di pezzi di ricambio che dovevano essere rielaborate con il nuovo software, con circa 50.000 consegne che vengono normalmente effettuate ogni giorno.

domenica 16 giugno 2013

Latte materno. Il Venezuela fa una questione di Stato della promozione e sostegno dell'allattamento al seno

Latte materno. Il Venezuela fa una questione di Stato della promozione e sostegno dell'allattamento al seno ed è pronto con una modifica alla legge vigente che vieterà la pubblicità del latte “artificiale” e la somministrazione senza indicazione medica. In Italia nonostante le denunce pare prevalga la lobby delle multinazionali degli integratori e del latte in polvere Nonostante l’ Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e le attività di associazioni tra cui lo “Sportello dei Diritti” impegnate da anni, nel veicolare tra le istituzioni e soprattutto tra le madri l’importanza dell’allattamento al seno e quindi del latte materno ad oggi dobbiamo prendere atto che nel Nostro Paese come nel resto d’Europa, poco fanno gli stati nazionali ma anche le istituzioni europee per invertire la pericolosa tendenza ad un utilizzo sempre crescente di latte artificiale ed integratori da parte delle madri nostrane. E così, spiega Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, non possiamo che apprezzare la notizia che arriva dal Venezuela secondo cui la maggioranza al governo del Paese sudamericano fa una vera e propria ragion di Stato dell’”amore filiale”, se martedì prossimo il Parlamento riunito in seduta plenaria è pronto a discutere e far approvare delle modifiche alla legge sulla protezione, promozione e sostegno dell'allattamento al seno. Si tratta, infatti, di una vera e propria campagna nazionale che è partita da un disegno di legge governativo che aveva proposto la redazione di uno strumento legislativo per garantire "che ogni bambino ha il diritto di allattare" fino all'estremo di vietare l'uso di "biberon e bottiglie”. Il disegno di legge approvato in commissione famiglia modificherebbe ben 18 dei 33 articoli della legge in vigore dichiarando di fatto guerra al latte artificiale e in bottiglia. La proposta legislativa prevederebbe pene contro la promozione pubblicitaria degli integratori e la loro somministrazione ai bambini sotto i sei mesi da parte di centri sanitari pubblici e privati, fatta salva un’espressa indicazione medica. Inoltre, sarebbe vietata anche la prescrizione di glucosio ai neonati. Secondo quanto affermato dalla Presidente della commissione Famiglia, Maria Leon, ex ministro del governo di Hugo Chavez la legge in questione ha l’obiettivo di "educare il popolo, le madri venezuelane e del mondo, a conoscere l'importanza del latte materno nell’alimentazione dei bambini e ragazze, dalla nascita a due anni". Il testo che verrà sottoposto all'Assemblea nazionale prevede anche che le aziende e le istituzioni includano nei loro programmi di lavoro la possibilità per le madri lavoratrici di allattare al seno i loro bambini in appositi spazi arredati per questo scopo. Inoltre, forzerà la creazione di banche del latte materno. Per gli ospedali e per i medici che non rispettano le disposizioni, la riforma imporrà multe fino a 50.000 dollari (al cambio ufficiale) e la sospensione della pratica per 120 giorni. È ovvio che alla base di questo disegno di legge non vi è solo l’esigenza statale di proteggere il legame tra madri e figli, ma sarebbe sottesa anche una questione di "sovranità alimentare", uno slogan della rivoluzione bolivariana, che in questi giorni è molto in voga, data la riduzione di derrate alimentari nelle forniture e nei supermercati e le importazioni enormi che il governo venezuelano è tenuto a fare per alleviare la situazione. Ma è anche vero che il Venezuela è il primo stato nazionale che s’impegna formalmente per far proprie le dichiarazioni dell’OMS e al contempo a far guerra alle multinazionali del latte artificiale e degli integratori alimentari per bambini. Ricordiamo, infatti, che l’istituzione internazionale della Salute raccomanda l'allattamento materno esclusivo per almeno i primi sei mesi di vita del bambino, mantenendo il latte materno come alimento principale fino al primo anno di vita pur introducendo gradualmente cibi complementari. Lo stesso organismo dell’ONU, suggerisce, inoltre, di proseguire l'allattamento fino ai due anni e oltre, se il bambino si dimostra interessato e la mamma lo desidera. L’Unicef, peraltro, da anni raccomanda ai governi nazionali il dovere di informare le donne sui benefici dell'allattamento al seno. In Italia, è pur vero che si è raggiunto un adeguato livello d’informazione circa l’importanza del latte materno per le sue irriproducibili capacità nutritive, idratanti, antibatteriche, antivirali, antibiotiche che ha determinato un’accresciuta consapevolezza tra le puerpere e i loro familiari. È anche pur vero che le istituzioni sanitarie al di là di qualche campagna informativa, sono da tempo sostanzialmente silenti in materia come se fossero orientate a non sollevare troppo la questione. Uno degli aspetti che ci hanno convinto sulla serietà di quest’affermazione era stata la denuncia dello “Sportello dei Diritti”, che aveva segnalato, pur senza essere in possesso di dati ufficiali, un fenomeno assai preoccupante tra le mamme: quello della mancata o della scarsa produzione di latte materno ed il conseguente inevitabile utilizzo della cosiddetta “aggiunta” o della sostituzione completa con il latte artificiale. Avevamo parlato di una crescente preoccupazione negli ospedali, tra i pediatri, e tra le neomamme, tante mamme, pur non conoscendone le cause che potrebbero essere attribuite a molteplici fattori sociali, ambientali o alimentari. Ed, infine, lungi da noi voler destare alcun allarme in assenza di numeri e dati certi, ci eravamo rivolti al Ministero della Salute e all’Istituto Superiore di Sanità affinché avviassero comunque un’indagine epidemiologica per verificare se quanto lamentato potesse essere un fenomeno reale e su larga scala e per appurarne le cause. Ebbene ad oggi al di là della solita campagna informativa per il 2013 dal titolo "Il latte della mamma non si scorda mai" con iniziative in soli tre regioni quali Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Marche come se nelle altre non ve ne fosse bisogno, nessuna notizia in merito è stata resa nota. Il dubbio che la lobby delle multinazionali del latte artificiale e degli integratori alimentari per neonati e bambini tiri più di un filo nelle istituzioni nostrane rimane ed è cresciuto. Al Ministero della Salute e all’Istituto Superiore di Sanità l’opportunità di toglierlo a tanti professionisti del settore e a tante mamme.

Speculazioni sotto l'ombrellone. Lo Sportello dei diritti chiede il boicottaggio di massa ed indagine antitrust

Sotto l’ombrellone costi altissimi nonostante la crisi. Parcheggio 5 euro. Un panino 6 euro. C’è chi specula sui turisti nonostante la crisi. Non rimane che la spiaggia libera o il boicottaggio delle strutture che hanno tenuto prezzi da pre-crisi o addirittura gli hanno aumentati. Lo “Sportello dei Diritti” chiede un’indagine dell’Antitrust per verificare l’esistenza di “cartelli” tra balneari nelle località più ambite Altro che crisi! Arrivano i primi turisti nelle località balneari e puntuali giungono le segnalazioni allo “Sportello dei Diritti”, circa gli aspetti speculativi adottati da taluni, ma non sono pochi, gestori degli stabilimenti. Non si tratta, tanto del cosiddetto “caro ombrellone” che ogni anno sino a qualche tempo fa faceva segnare aumenti dei prezzi di sdraio, ombrelloni e lettini per usufruire dei servizi per così dire, essenziali dei “bagni” privati, ma sono le attività accessorie, quasi irrinunciabili che costituiscono le spiacevoli sorprese trovate da chi, recatosi a godersi il primo week end di giugno di tempo buono in riva al mare non ha creduto ai propri occhi quando si è approcciato alla spiaggia “privata” ed ha trovato nell’ordine: parcheggio con auto rigorosamente al sole e sullo sterrato a 5 euro, ombrellone e due lettini 15 euro, un panino 6 euro, porzione di macedonia di frutta 7 euro, e così via. Come dire, qui la crisi non esiste e se volete questo vi tocca. Questo ci è stato segnalato proprio ieri da Gallipoli nel Salento, una tra le mete più ambite delle ultime e dell’imminente estate, ma anche da altre tra le più note località italiane. Una nuova strategia quella adottata da alcuni “speculatori” che sotto il richiamo del prezzo stabile o addirittura ribassato dell’ombrellone, del lettino o della sdraio, celano una sorta di ricatto nei confronti del turista-consumatore che è pressoché obbligato a consumare i cibi e i servizi del lido una volta scelto, ma è anche un pugno nell’occhio alla crisi che quest’estate più che mai peserà nelle scelte “vacanziere” degli italiani, o meglio per quel 45 %, ma anche meno, che potrà permettersi qualche giorno di meritato relax lontano da casa propria. Tutto ciò nonostante un’inflazione pari al 1,1% e quindi pressoché inesistente che non giustifica assolutamente una politica dei prezzi di tal fatta. Le uniche strategie salva-portafogli, per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” sono quelle di godersi le spiagge libere con il proprio ombrellone, portandosi rigorosamente la colazione al sacco, ed in ultimo non rimane che un vero e proprio boicottaggio di massa dalle consumazioni nel lidi che adottano politiche dei prezzi illogiche e eccessivamente speculative in un momento di crisi com’è quello che stiamo vivendo. Non resta che adottare, infatti, soluzioni drastiche, giacché tali “strategie di mercato” sono comuni in alcune località turistiche, specie in quelle più ambite, come se esistesse un cartello tra gestori dei lidi sui quali varrebbe la pena un’indagine urgente dell’Antitrust per sanzionare comportamenti che violano le regole della concorrenza e del mercato anche in danno dei consumatori e della nostra economia.

Ago, filo, ricamo, uncinetto, e bigiotteria fai da te. Moda che ritorna, colpa della crisi

Ago, filo, ricamo, uncinetto, e bigiotteria fai da te. Moda che ritorna, colpa della crisi. Occhio al fisco, però per le novelle artigiane Sono finiti i giorni in cui considerare come pezzi d’antichità per non dire di cattivo gusto, uncinetti, aghi, filo, gomitoli di lana e perline infilate. Pizzo, maglia e cucito, ma anche bigiotteria, stanno ritornando ad essere popolari come decine d’anni fa da parte delle donne che più che felici di riscoprire il divertimento del fai da te, sono spinte da esigenze di portafoglio. Perché la crisi è crisi e bisogna arrangiarsi, quando l’arte d’arrangiarsi è un modo d’essere tutto italico. Ma la novità non è solo il “fai da te”. Da un’indagine fatta dallo “Sportello dei Diritti”, spiega il fondatore Giovanni D'Agata, risulta che molte donne, casalinghe, studentesse o rimaste senza lavoro l’hanno fatto diventare un piccolo business: sui social network, o su banchetti improvvisati nelle strade o nelle feste paesane è possibile incontrarne a migliaia. Non si contano più, infatti, le pubblicazioni quotidiane online sui social network, d’immagini di lavori fai da te per pubblicizzare queste nuove attività. Perché la rete, anche in questo caso è un veicolo straordinario, diretto e immediato per far conoscere le proprie produzioni. Un vero e proprio mondo sommerso, perché poche, pochissime hanno la partita IVA con i conseguenti rischi di natura fiscale per chi ha amplificato notevolmente la propria originaria attività sino a farla divenire un vero e proprio commercio del tipo “vendita diretta”, rigorosamente in nero. Ed allora, occhio al fisco: perché se si supera la soglia di 4.800 euro di reddito da lavoro autonomo vi è l’obbligo della dichiarazione dei redditi. Passare da un buon consulente fiscale se l’attività diventa ben remunerativa è sempre la migliore soluzione per evitare un accertamento tributario.

venerdì 14 giugno 2013

Nell’agenda digitale UE un mercato unico delle telecomunicazioni

Nell’agenda digitale UE un mercato unico delle telecomunicazioni. Quest’anno ci sono stati grandi progressi ma anche limitazioni. La diffusione della banda larga il problema principale L’era digitale viaggia a velocità elevate, ma la rete conosce limitazioni dovute al digital divide e ad una lenta diffusione della banda larga che è un problema che riguarda non solo l’Italia ma l’intera area UE eccettuati alcuni rari esempi di Paesi che hanno deciso d’investire importanti percentuali del proprio P.I.L. nel settore. Non è solo il Belpaese a rallentare lo sviluppo digitale, quindi, ma secondo la valutazione dell’Agenda digitale pubblicata dalla Commissione Europea, i cittadini europei dispongono ormai di reti e servizi digitali di base, ma i problemi esistenti nel settore europeo delle telecomunicazioni e sui mercati del digitale impediscono loro di beneficiare pienamente dei principali vantaggi della rivoluzione digitale in atto. Nel corso dell’anno la Commissione adotterà proposte di provvedimenti concreti rispondendo all’invito del Consiglio Europeo di creare un mercato unico delle telecomunicazioni per risolvere i problemi nuovamente confermati dai dati odierni. Neelie Kroes, Commissario per l’Agenda digitale, ha dichiarato: «Mi rallegro che oggi internet sia disponibile praticamente in tutta l’UE nella sua configurazione di base, ma non possiamo permetterci di restare indietro. Dai dati messi emerge con chiarezza che il problema principale di quest’anno è stata la mancanza di investimenti nelle reti ultraveloci e che ancora non esiste un vero mercato unico delle telecomunicazioni. Il problema è chiaro e altrettanto chiara sarà la nostra risposta, che presenta un pacchetto di misure per il mercato unico delle telecomunicazioni». Per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, sulla scia delle ricette lanciate da autorevoli economisti, un modo per uscire dalla crisi potrebbe essere quello di investire in banda larga. Ci auguriamo, quindi, che il governo compia sforzi importanti in tal senso per essere da esempio e magari da traino per tutta l’area UE.

5 anni dalla morte di Peppino Basile.

5 anni dalla morte di Peppino Basile. Il consigliere provinciale e comunale e l’amico: “Per non dimenticare”. Gli eventi del 15 giugno 2013 Nessuno l’ha dimenticato, perché non si può dimenticare, ma qualcuno ha voluto tentare di far finire nell’oblìo la storia di uno dei politici salentini più passionari, più focosi, più sinceri che la storia di questa terra possa ricordare: Peppino Basile. Sono trascorsi ben 5 anni, tanto tempo, ma sembra ieri, quando quella mattina del 15 giugno 2008 la comunità di Ugento e noi tutti amici ci ritrovammo in un brutto incubo dal quale per la verità ad oggi non siamo ancora usciti. Perché al di là dei processi, delle voci, dei silenzi che forse hanno fatto altrettanto male di quelle coltellate inferte sul corpo dell’uomo, ad oggi ancora una verità, la Verità ancora non è pervenuta. Noi di Italia dei Valori, pertanto, vogliamo testimoniare ancora una volta, come ogni anno in occasione della ricorrenza, quella necessità di verità e Giustizia attraverso la commemorazione dell’Uomo e del Politico. Di seguito, quindi, gli eventi organizzati per sabato 15 giugno in Ugento per far partecipare la comunità salentina, gli amici e tutti coloro che con Noi non hanno mai smesso di gridare: “Verità e Giustizia” per Peppino Basile: - ore 17 deposizione corona di fiori presso il cimitero di Ugento: - ore 19.30 “Santa Messa” a suffragio presso la Parrocchia San Giovanni Bosco. La cittadinanza tutta è invitata a partecipare.

Riclassamento sugli estimi catastali a Lecce. Annullati i primi cinque atti impugnati dalla sezione 4 della Commissione Tributaria Provinciale di Lecce

Riclassamento sugli estimi catastali a Lecce. Annullati i primi cinque atti impugnati dalla sezione 4 della Commissione Tributaria Provinciale di Lecce. Concesse anche le sospensive nell’udienza del 13 giugno al primo ricorso collettivo tributario italiano Una notizia straordinaria, o meglio due, quelle che Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, annuncia in tempo reale dopo che sono giunte le pubblicazioni delle prime decisioni della Corte Tributaria Provinciale di Lecce sulla questione di rilevanza nazionale degli avvisi di accertamento catastali notificati a decine di migliaia di contribuenti leccesi dall’Agenzia del Territorio di Lecce in tema di rilassamento degli estimi catastali su input dell’amministrazione comunale del capoluogo salentino. Sono state pubblicate in data odierna, infatti, le prime cinque sentenze della IV sezione della Commissione Tributaria Provinciale di Lecce che annullano completamente altrettanti avvisi di accertamento cui avevano proposto ricorso alcuni contribuenti leccesi difesi dal noto tributarista avvocato Maurizio Villani. La Corte ha ritenuto fondate, infatti, le doglianze dei ricorrenti circa il palese difetto di motivazione degli avvisi, che pertanto sono stati annullati in toto. Mentre a nulla sono valse le repliche della stessa Agenzia del Territorio che aveva cercato in sede di controdeduzioni di “rimediare alla carente motivazione dell’avviso di accertamento”. Al contempo, dev’essere segnalata un’altra storica decisione della stessa IV sezione della CTP di Lecce che all’udienza di ieri 13 giugno nella quale è stato discusso per la prima volta in Italia il primo ricorso collettivo presentato dallo dello “Sportello dei Diritti”. In tale sede i giudici tributari hanno concesso la sospensiva degli atti di accertamento cui avevano ricorso collettivamente 24 contribuenti, con ciò confermandosi la bontà della scelta procedurale di effettuare per la prima volta in Italia il ricorso collettivo tributario al posto di quello individuale molto più oneroso per i singoli cittadini. Alla luce di tali sensazionali decisioni riteniamo doveroso che l’Agenzia del Territorio ne tragga le dovute conseguenze ed annulli in via d’autotutela tutti gli atti di accertamento notificati ai contribuenti salentini e che l’amministrazione comunale faccia un mea culpa per aver determinato tanto subbuglio nella collettività della città di Lecce.

L'Anas risarcisce il conducente dei danni subiti per un incidente causato dalla strada scivolosa e bagnata

L'Anas risarcisce il conducente dei danni subiti per un incidente causato dalla strada scivolosa e bagnata. La società custode della strada risponde anche se ha adottato tutte le misure necessarie per segnalare il pericolo Prendendo spunto da una sentenza della Cassazione civile resa in data 13 giugno 2013, la numero 14856, lo “Sportello dei Diritti” ritorna sulla questione del diritto al risarcimento dei danni subiti per responsabilità del custode della strada o dell’ente proprietario. Nel caso in questione i giudici di legittimità hanno confermato l’orientamento più recente e maggioritario secondo cui deve risarcire i danni provocati al conducente dell’autovettura che subisce un sinistro a causa del manto stradale viscido e scivoloso ribadendo che la responsabilità dell’ente o della società custode sussiste anche se se sono state adottate tutte le misure necessarie per segnalare il pericolo. Nel caso di specie i giudici della terza sezione civile della Suprema Corte hanno rigettato il ricorso dell’Anas che aveva impugnato la sentenza di secondo grado del Tribunale che a sua volta aveva confermato l’esito di una sentenza del giudice di pace che aveva riconosciuto il diritto al risarcimento del conducente che aveva chiesto il risarcimento dei danni subiti a causa di un incidente, avvenuto a causa di un tratto stradale particolarmente bagnato e viscido. Sottolineano gli ermellini che: “La responsabilità ex art. 2051 c.c. sussiste in relazione a tutti i danni da essa cagionati, sia per la sua intrinseca natura, sia per l'insorgenza in essa dì agenti dannosi, essendo esclusa solo dal caso fortuito, che può essere rappresentato, anche dal fatto del danneggiato, avente un'efficacia causale tale da interrompere del tutto il nesso eziologico tra la cosa e l'evento dannoso o da affiancarsi come ulteriore contributo utile nella produzione del danno”. Per quanto concerne le strade aperte al pubblico transito, peraltro, i giudici di piazza Cavour hanno evidenziato che la disciplina di cui all'art. 2051 c.c. si applica in riferimento alle situazioni di pericolo connesse alla struttura della strada, “essendo configurabile il caso fortuito in relazione a quelle situazioni provocate dagli stessi utenti, ovvero da una repentina e non specificamente prevedibile alterazione dello stato della cosa che, nonostante l'attività di controllo e la diligenza impiegata allo scopo di garantire un intervento tempestivo, non possa essere rimossa o segnalata, per difetto del tempo strettamente necessario a provvedere”. Anche la sentenza che abbiamo portato all’attenzione, rileva Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, evidenzia ulteriori importanti profili risarcitori per tutte le vittime di incidenti stradali dovuti a responsabilità dell’ente proprietario o custode della strada cui è demandata una maggiore attenzione per la più ampia tutela di tutti gli utenti anche in ragione di decisioni di tale tipo che stanno divenendo l’orientamento maggioritario delle corti nel Nostro Paese.

Nel 2100 saremo 11 miliardi

Nel 2100 saremo 11 miliardi. 3 miliardi di persone saranno di età superiore a 60 anni. Sottovalutati dagli economisti gli effetti che il superinvecchiamento avrà sulle nostre economie e sul welfare Secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato ieri, la popolazione mondiale, ora di 7,2 miliardi, dovrebbe raggiungere gli 8,1 miliardi nel 2025, i 9,6 miliardi nel 2050 e i 10,9 miliardi nel 2100. Le indagini statistiche sugli effetti della maggior presenza di super anziani prevedono che il numero di persone di 60 anni e più triplicheranno entro il 2100 . Questa tendenza è ancora più marcata nei paesi in via di sviluppo a causa del calo della fertilità e l’aumento delll’aspettativa di vita (81 anni al 2095, contro i 89 anni nei paesi ricchi). La proporzione di anziani nei paesi in via di sviluppo aumenterà dal 9% di oggi al 19% nel 2050 e al 27% nel 2100 (contro il 22% dei bambini sotto i 15 anni). Secondo la ricerca già da qui al 2050 le persone con oltre 90 anni d'età saranno, infatti, destinate a crescere di ben sette volte (830 milioni contro i 120 milioni di oggi) e due terzi vivranno nei paesi in via di sviluppo. Tali previsioni sono state riviste al rialzo dai dati precedenti a partire dal 2010 (che proiettato 9,3 miliardi nel 2050 e 10,1 miliardi dollari nel 2100) a causa di un aumento della fertilità in Africa sub-sahariana. Secondo il rapporto, "Mondo Prospettive della Popolazione, 2012 Revisione", è l'Africa che fornirà più della metà della crescita della popolazione mondiale da 1100 a 2400 milioni nel 2050 e a 4,2 miliardi nel 2100. La popolazione mondiale in base alle previsioni demografiche è prevista in aumento del 10% tra il 2013 e il 2100, mentre la popolazione europea diminuirà del 14%. Le aree del mondo dove si concentrerà il maggior numero di ultracentenari saranno Europa e in Asia, mentre la Svizzera e il Giappone restano e resteranno i leader della classifica mondiale degli stati con la più elevata aspettativa di vita alla nascita. Come sottolineato dalla stessa indagine e come Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, intende ribadire, nonostante questi dati previsionali, a tutt'oggi gli studi sulla qualità della vita e sulla salute fisica e mentale a quelle età sono pressoché all’anno “zero” anche in considerazione del fatto che sino a pochi decenni or sono le persone che superavano l’asticella dei 90 anni erano relativamente poche, con la conseguenza che sono scarsi i rilievi sul tema, a cui si unisce un altro dato non irrilevante relativo all’inaffidabilità dei registri anagrafici precedenti alla seconda guerra mondiale. Un altro aspetto, che riteniamo venga sottovalutato dagli economisti anche in virtù dei problemi già sottolineati, è relativo alla carenza di previsioni sugli effetti che il superinvecchiamento avrà sulle nostre economie e sul welfare dei singoli stati, poiché ad un progressivo invecchiamento corrispondono inevitabilmente diverse esigenze e bisogni per la cittadinanza. Non resta che spronare economisti e statistici a farci conoscere cosa ci accadrà per prevenire i rischi di sgretolamento dello stato sociale.